lunedì 3 dicembre 2012

Coltan, l'oro nero del Congo

Il Congo è un paese ricchissimo di risorse naturali, possiede ampie foreste e ingenti giacimenti di oro, diamanti, rame e coltan. Il coltan sta per columbite e tantalite. Tutti possiedono un cellulare, ma non tutti sanno che questi gadget (ma anche computer, tablet, lettori dvd e console gioco) hanno un passato sanguinoso. Questo minerale serve per ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, senza coltan un cellulare tecnicamente non potrebbe funzionare.  Dalla raffinazione del coltan si estrae il tantalio - un elemento metallico simile al niobio - pesantissimo, molto resistente al calore, è inattaccabile da quasi tutti gli acidi ed è un ottimo conduttore. Serve anche nella produzione delle armi nucleari. La maggior parte dei giacimenti di coltan si trovano in Congo (possiede 80% delle risorse mondiali), un paese sconvolto da conflitti armati, dove la sopravvivenza è priorità quotidiana. La sua estrazione è strettamente legata con il finanziamento della guerra e i gruppi ribelli che hanno il monopolio sulle miniere. Ogni singolo pezzo di coltan è ricoperto di sangue, quello dei congolesi che muoiono in questo orribile conflitto.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il contrabbando e l'esportazione di coltan ha contribuito ad alimentare la guerra in Congo, una crisi che ha portato a 5,4 milioni di morti, rendendolo il conflitto più mortale documentato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le attività dei paesi stranieri presenti in Congo oltrepassano la qualifica di "sfruttamento illegale" e sono diventati un "saccheggio sistematico" delle risorse del ricchissimo paese africano. E' stato dimostrato il legame finanziario tra la guerra e il commercio dei minerali naturali del Congo.
Il paese è stato fonte principale di risorse naturali per la produzione di telefoni cellulari negli ultimi quindici anni. La violenza viene nutrita dall'abbondanza di risorse naturali. Con l'aumento della richiesta mondiale, si è fatta particolarmente accesa la lotta  tra i gruppi paramilitari.  I guerrieri arrivano nelle zone con maggiore concentrazione di coltan e si impossessano di interi villaggi, costringendo l'intera popolazione a lavorare per loro. Nelle miniere le condizioni sono disumane. Una grande parte dei lavoratori sono bambini che vengono inseriti nei buchi sotterranei legati a una corda, alle volte costretti a restare sotto terra anche più giorni, senza cibo, acqua o aria fresca. Non si fermano mai di scavare. Sono schiavi, lavorano come detenuti e molti di loro non sanno a cosa serve quel minerale. Non hanno scelta, la miniera è l'unico modo di guadagnarsi da vivere. La gente ha paura di scavare perché è pericoloso, le gallerie sono strette e possono crollare in ogni momento (cosa che succede spesso). Come nelle miniere d'oro, la terra viene lavata via, resta una sabbia grigia con delle schegge nere - questo è il coltan. Viene asciugato e pulito accuratamente prima di essere venduto, messo in sacchi e portato via, verso il mondo occidentale.
Diversi gruppi armati sono sempre in guerra per avere il controllo delle miniere, i lavoratori scavano con le armi puntate in testa. Alcuni sono gestiti dai miliziani Hutu, gli stessi che hanno partecipato al genocidio in Ruanda del 1994 e sono scappati per non essere uccisi dai Tutsi. Sembra che si sono inventati un metodo di esistenza basato sul commercio. L'esercito congolese è presente, ma è corrotto. Nei posti di controllo dove si fermano i lavoratori prima di ritornare nei propri paesi spesso vengono saccheggiati dai soldati. All'acquisto di columbo-tantalite si sarebbero interessate, come intermediarie anche organizzazioni criminali europee ed asiatiche dedite al traffico illegale di armi, che verrebbero scambiate con il minerale. Queste armi servono per armare piccoli eserciti privati che si impossessano delle miniere, ecco che il circolo ora si chiude.
Il problema più grosso è quello della falsificazione e della corruzione. In paesi come il Congo, L'Uganda o il Burundi è estremamente facile corrompere funzionari statali per avere un timbro su un foglio di carta o per far passare alla dogana un carico illegale. Gli impatti ambientali sono gravissimi. Secondo alcuni studi, la popolazione dei gorilla di pianura è diminuita del 70% per colpa delle miniere di coltan che distruggono il loro habitat naturale, boschi e campi si trasformano in pantani.
I diritti umani della popolazione continuano ad essere violati, tutt'oggi. Molti agricoltori hanno lasciato la terra per lavorare nelle miniere, i ragazzi non vanno a scuola, molti muoiono a causa delle malattie e della fatica, le donne e  le ragazze vengono  violentate, milioni sono in fuga dalle proprie case.
Gli smartphone vengono pubblicizzati come 'fatti a misura d'uomo'. Davvero, in queste circostanze inquietanti?
Il problema è l'avidità. Nessuno ha bisogno di un nuovo telefono cellulare ogni 6 mesi. Cosa è successo al prendersi cura di ciò che si possiede? Ho un suggerimento umile per i consumatori in tutto il mondo occidentale - cercate di consumare meno, solo un pò meno. Non sto parlando di privazione o di ascetismo ma più di una via di mezzo nel consumo. Un telefono cellulare è un oggetto prezioso e anche divertente, ma abbiamo bisogno di possedere sempre l'ultimo modello lanciato sul mercato se quello che abbiamo funziona?  Faccio questa proposta  in quanto pone la responsabilità su di noi, i consumatori, anche per non impazzire ogni volta che ci rendiamo conto che i prodotti che utilizziamo sono il risultato dello sfruttamento (miniere dove si muore ogni giorno, lavoro minorile, condizioni di lavoro disumane). E magari le aziende potrebbero mostrare qualche parvenza di moralità  perché lo scopo di lucro non può essere una scusa per lo sfruttamento. Ci sono pratiche semplici che ogni uno di noi può adottare per ridurre le sofferenze nel mondo, consumare meno significa anche avere più denaro e ridurre la tirannia del desiderio. Resistere alle pressioni della moda e della pubblicità è fondamentale. Riciclare il vecchio cellulare negli appositi centri di smaltimento e nelle isole ecologiche o partecipare nelle iniziative di solidarietà, trasformandolo in un aiuto concreto.
Altrimenti, siamo tutti complici di questo orribile crimine.