lunedì 3 dicembre 2012

Coltan, l'oro nero del Congo

Il Congo è un paese ricchissimo di risorse naturali, possiede ampie foreste e ingenti giacimenti di oro, diamanti, rame e coltan. Il coltan sta per columbite e tantalite. Tutti possiedono un cellulare, ma non tutti sanno che questi gadget (ma anche computer, tablet, lettori dvd e console gioco) hanno un passato sanguinoso. Questo minerale serve per ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, senza coltan un cellulare tecnicamente non potrebbe funzionare.  Dalla raffinazione del coltan si estrae il tantalio - un elemento metallico simile al niobio - pesantissimo, molto resistente al calore, è inattaccabile da quasi tutti gli acidi ed è un ottimo conduttore. Serve anche nella produzione delle armi nucleari. La maggior parte dei giacimenti di coltan si trovano in Congo (possiede 80% delle risorse mondiali), un paese sconvolto da conflitti armati, dove la sopravvivenza è priorità quotidiana. La sua estrazione è strettamente legata con il finanziamento della guerra e i gruppi ribelli che hanno il monopolio sulle miniere. Ogni singolo pezzo di coltan è ricoperto di sangue, quello dei congolesi che muoiono in questo orribile conflitto.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il contrabbando e l'esportazione di coltan ha contribuito ad alimentare la guerra in Congo, una crisi che ha portato a 5,4 milioni di morti, rendendolo il conflitto più mortale documentato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le attività dei paesi stranieri presenti in Congo oltrepassano la qualifica di "sfruttamento illegale" e sono diventati un "saccheggio sistematico" delle risorse del ricchissimo paese africano. E' stato dimostrato il legame finanziario tra la guerra e il commercio dei minerali naturali del Congo.
Il paese è stato fonte principale di risorse naturali per la produzione di telefoni cellulari negli ultimi quindici anni. La violenza viene nutrita dall'abbondanza di risorse naturali. Con l'aumento della richiesta mondiale, si è fatta particolarmente accesa la lotta  tra i gruppi paramilitari.  I guerrieri arrivano nelle zone con maggiore concentrazione di coltan e si impossessano di interi villaggi, costringendo l'intera popolazione a lavorare per loro. Nelle miniere le condizioni sono disumane. Una grande parte dei lavoratori sono bambini che vengono inseriti nei buchi sotterranei legati a una corda, alle volte costretti a restare sotto terra anche più giorni, senza cibo, acqua o aria fresca. Non si fermano mai di scavare. Sono schiavi, lavorano come detenuti e molti di loro non sanno a cosa serve quel minerale. Non hanno scelta, la miniera è l'unico modo di guadagnarsi da vivere. La gente ha paura di scavare perché è pericoloso, le gallerie sono strette e possono crollare in ogni momento (cosa che succede spesso). Come nelle miniere d'oro, la terra viene lavata via, resta una sabbia grigia con delle schegge nere - questo è il coltan. Viene asciugato e pulito accuratamente prima di essere venduto, messo in sacchi e portato via, verso il mondo occidentale.
Diversi gruppi armati sono sempre in guerra per avere il controllo delle miniere, i lavoratori scavano con le armi puntate in testa. Alcuni sono gestiti dai miliziani Hutu, gli stessi che hanno partecipato al genocidio in Ruanda del 1994 e sono scappati per non essere uccisi dai Tutsi. Sembra che si sono inventati un metodo di esistenza basato sul commercio. L'esercito congolese è presente, ma è corrotto. Nei posti di controllo dove si fermano i lavoratori prima di ritornare nei propri paesi spesso vengono saccheggiati dai soldati. All'acquisto di columbo-tantalite si sarebbero interessate, come intermediarie anche organizzazioni criminali europee ed asiatiche dedite al traffico illegale di armi, che verrebbero scambiate con il minerale. Queste armi servono per armare piccoli eserciti privati che si impossessano delle miniere, ecco che il circolo ora si chiude.
Il problema più grosso è quello della falsificazione e della corruzione. In paesi come il Congo, L'Uganda o il Burundi è estremamente facile corrompere funzionari statali per avere un timbro su un foglio di carta o per far passare alla dogana un carico illegale. Gli impatti ambientali sono gravissimi. Secondo alcuni studi, la popolazione dei gorilla di pianura è diminuita del 70% per colpa delle miniere di coltan che distruggono il loro habitat naturale, boschi e campi si trasformano in pantani.
I diritti umani della popolazione continuano ad essere violati, tutt'oggi. Molti agricoltori hanno lasciato la terra per lavorare nelle miniere, i ragazzi non vanno a scuola, molti muoiono a causa delle malattie e della fatica, le donne e  le ragazze vengono  violentate, milioni sono in fuga dalle proprie case.
Gli smartphone vengono pubblicizzati come 'fatti a misura d'uomo'. Davvero, in queste circostanze inquietanti?
Il problema è l'avidità. Nessuno ha bisogno di un nuovo telefono cellulare ogni 6 mesi. Cosa è successo al prendersi cura di ciò che si possiede? Ho un suggerimento umile per i consumatori in tutto il mondo occidentale - cercate di consumare meno, solo un pò meno. Non sto parlando di privazione o di ascetismo ma più di una via di mezzo nel consumo. Un telefono cellulare è un oggetto prezioso e anche divertente, ma abbiamo bisogno di possedere sempre l'ultimo modello lanciato sul mercato se quello che abbiamo funziona?  Faccio questa proposta  in quanto pone la responsabilità su di noi, i consumatori, anche per non impazzire ogni volta che ci rendiamo conto che i prodotti che utilizziamo sono il risultato dello sfruttamento (miniere dove si muore ogni giorno, lavoro minorile, condizioni di lavoro disumane). E magari le aziende potrebbero mostrare qualche parvenza di moralità  perché lo scopo di lucro non può essere una scusa per lo sfruttamento. Ci sono pratiche semplici che ogni uno di noi può adottare per ridurre le sofferenze nel mondo, consumare meno significa anche avere più denaro e ridurre la tirannia del desiderio. Resistere alle pressioni della moda e della pubblicità è fondamentale. Riciclare il vecchio cellulare negli appositi centri di smaltimento e nelle isole ecologiche o partecipare nelle iniziative di solidarietà, trasformandolo in un aiuto concreto.
Altrimenti, siamo tutti complici di questo orribile crimine.

                   








lunedì 12 novembre 2012

Suicidi di massa nel mondo animale

Nella notte di Capodanno del 2011 mentre la piccola città di Beebe, Arkansas festeggiava l'anno nuovo è successa una cosa strana e inspiegabile. Oltre 5.000 merli dalle ali rossi e storni europei sono letteralmente piovuti morti dal cielo. Le strade, i cortili, i tetti furono ricoperti di piccoli uccellini che sanguinavano, fu impossibile camminare o guidare senza pestarli. Uno scenario biblico, tragico e sconvolgente. Ulteriori indagini rivelano che caddero in un diametro di un miglio (1,6 km) e oltre quello non sono stati trovati altri uccelli morti.  

Due giorni più tardi, oltre 100.000 pesci tamburo (drum fish) sono stati trovati morti sulle rive del fiume Arkansas, a 125 miglia da Beebe. La cosa strana è che il fenomeno ha riguardato solo questa specie di pesci. Nella Baya di Chesapeake, Maryland, sono stati trovati oltre due milioni di pesci morti galleggianti. Nel frattempo oltre 40.000 granchi sono stati trovati sulle spiagge di Kent, Inghilterra. Invece a Faenza, Italia sono cadute dal cielo decine di tortore morte. Tutto questo succede  il 3 gennaio del 2011, la stessa tragica fine inspiegabile per pesci e volatili. Il 4 gennaio in Luisiana, oltre 500 merli dalle ali rosse cadono sull'autostrada 1, vicino al Pointe Coupee Parish. Autorità brasiliane dichiarano nello stesso giorno che i pescatori hanno trovato decine di tonnellate di pesci morti, generalmente sardine, nel porto di Paranagua. Dozzine di corvi morti trovati per strada in una cittadina svedese, Falkoeping, come se fosse un film di Hitchcock.
Il giorno dopo centinaia di orate morte sono state trovate sulle spiagge di Nuova Zelanda. Una settimana piuttosto strana, segnata da mal tempo, tornado e temporali pesanti ed eventi di morte inspiegabile in tutto il mondo. La teoria ufficiale è che le cose non possono essere collegate. Un anno dopo, nel gennaio del 2012  il fenomeno si ripete, stesso posto (Beebe), stessa storia (questa volta oltre 5.000 uccelli morti). Quasi da sembrare un suicidio di massa. Si inizia a indagare ed escono fuori varie teorie - avvelenamento, disturbi atmosferici, microonde che confondo l'orientamento, ma tutt'ora nessuna conferma ufficiale. I biologi ritengono che la morte degli uccelli è dovuta a un fortissimo stress, la causa resta sconosciuta (si suggerisce il cattivo tempo o le botti dei fuochi d'artificio). Lo stress però non spiega perché stavano sanguinando. La morte dei pesci e crostacei si attribuisce a malattie, cambiamenti termici dell'acqua, inquinamento, ma solo in teoria, prove tutt'ora non ce ne stanno. 
Eventi spaventosi, preoccupanti, angoscianti, che ci invitano a riflettere - cosa è andato storto?
Alcuni credono che la causa siamo noi - abbiamo provocato il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici troppo bruschi, l'inquinamento, la deforestazione, lo scioglimento delle calotte polari, l'effetto serra. Il magnetismo terrestre impazzito sarebbe colpa nostra, l'uso massiccio di nuove armi chimiche altamente tossiche avrebbe avvelenato il suolo e le falde acquifere. E altri cercano scuse che non ci convincono.
Sappiamo leggere i segni? Forse è l'ora di imparare a farlo, il pianeta ci sta lanciando un forte messaggio - se non smettiamo di abusarlo, di inquinarlo, il nostro futuro sarà compromesso, il pane che daremo ai nostri figli sarà avvelenato. Noi viviamo in un fragile equilibrio con la natura, siamo parte di un mondo che non appartiene solo a noi. Facciamo ancora in tempo a cambiare il mondo, con le nostre mani, migliorando prima noi stessi, essendo consapevoli degli effetti collaterali e crescendo i nostri figli nel rispetto della natura. Siamo tutti cittadini dello stesso meraviglioso pianeta Terra che ha bisogno di aiuto, di sostegno e sopratutto di rispetto. Proteggere gli ecosistemi è indispensabile per la vita sul pianeta. Nonostante i numerosi sforzi per tutelare l'ambiente, continua l'inesorabile e progressiva distruzione di foreste, barriere coralline, mari e fiumi, ghiacciai, coste, savane, e la minaccia principale è l'uomo. Stiamo mettendo a rischio il nostro stesso futuro, ma se non si fa qualcosa, questi eventi tragici e inspiegabili possono diventare  sempre più frequenti. E se la prossima specie coinvolta in un evento del genere fosse l'uomo?








venerdì 26 ottobre 2012

Perché la pace ha bisogno di Nobel




Nobel per la pace alla Unione Europea. Il prossimo sarà forse a Bibi Netanyahu per il genocidio in Palestina, o a Putin per la Seconda Guerra Cecena e le riforme post-Beslan. O perché no un Nobel postumo a Pol Pot, Stalin o al pagliaccio con il baffetto (e non parlo di Charlie Chaplin). Sessanta anni di pace in Europa, ma tutto nell'intendersi sul significato del termine "pace". Basta pensare ai romani, che portavano la pace nei territori conquistati e il significato della loro pace è ben descritto da Tacito: "Ubi desertum faciunt, pacem appellant" ("Dove fanno il deserto,lo chiamano pace").
La pace è una condizione sociale, relazionale, politica o legata ad altri contesti, caratterizzata da condivisa armonia ed assenza di tensioni e conflitti. Viene considerata un valore universalmente riconosciuto che sia in grado di superare qualsiasi barriera sociale e/o religiosa ed ogni pregiudizio ideologico, in modo da evitare situazioni di conflitto fra due o più persone, due o più gruppi, due o più nazioni, due o più religioni
E' questo che ha avuto l'Europa negli ultimi sessant'anni, dentro e fuori dal proprio territorio? No. L'Europa ha avuto il regime comunista e la Guerra Fredda con il suo muro di Berlino, con i suoi campi di concentramento, prigionieri politici e i suoi dissidenti. Ha avuto l'Irlanda del Nord e l'IRA, il Pais Basco e l'ETA, l'Italia e le Brigate Rosse - routine di bombe, attentati, omicidi e violenze settarie. Abbiamo visto la guerra per l'indipendenza del Kosovo, in cui hanno perso la vita oltre 13.000 civili kosovari, 6.000 albanesi, 20.000 donne stuprate e oltre 800.000 rifugiati verso la Macedonia e l'Albania. Ma gli stati europei rimasero spettatori fino all'intervento della NATO, che ha bombardato la Serbia con bombe all'uranio impoverito, causando morti e danni (sopratutto) ai civili. Abbiamo visto le guerre in Iraq, Afghanistan, il bombardamento della Libia con l'attiva partecipazione dei paesi europei. Possono continuare a chiamarli missioni di pace, interventi preventivi o esportazione della democrazia, non credo che si può spiegare la differenza nei termini alla gente civile che viene uccisa dal "fuoco nemico". 
Nobel per la pace lo ha ricevuto anche Obama, che ha annoverato lo schieramento del più grosso contingente americano in Afghanistan dall'inizio dell'invasione. Un altro sostenitore della pace era Bush Junior, grazie a lui milioni di persone hanno trovato la pace (eterna). Il presidente del comitato norvegese del premio Nobel Thorbjorn Jagland ha detto "E' un messaggio all'Europa perché si faccia di tutto per mantenere quanto ottenuto e si vada avanti". Invece la guerra è qui, ma nel frattempo è diventata economica, e alla fine le guerre economiche vengono risolte con quelle convenzionali. L'Europa unita di oggi ci ha fatto diventare politicamente inerti e conformisti. Ci vogliono far credere che viviamo in pace, ma non è così se un paese fa parte di una guerra, anche se non condotta sul proprio territorio. L'UE ha speso nel 2011 321 miliardi di dollari, solo seconda dopo gli USA con 518 miliardi di dollari, la spesa dell'Italia è pari a 44 miliardi - quasi alla pari con la Cina con i suoi 45 miliardi e la Russia con 32 miliardi di dollari. Cifre che impressionano, veramente. Questa è l'Europa, quella con il Nobel per la pace. Il mondo sarebbe un posto migliore se quei soldi venivano spesi per la pace (quella vera), l'educazione e per combattere la fame e la mortalità infantile. Per esempio.



Su un numero vecchio del Mensile, periodico di Emergency, Cecilia Strada scriveva in prima pagina: “La pace necessariamente «ripudia» la guerra, ma non consiste esclusivamente in questo ripudio. Ha senso compiuto in sé stessa. È pace promuovere ed esigere giustizia e uguaglianza. È pace riconoscere a tutti gli esseri umani l’accesso ai beni che rendono possibile l’esistenza. Rispettare e non violentare l’ambiente nel quale tutti viviamo e altri vivranno dopo di noi. Accettare e apprezzare le diversità è pace. È pace superare il concetto di «straniero»”. Buona parte di quello che all’Europa odierna manca.


mercoledì 10 ottobre 2012

Un nuovo giorno per Chavez


E' incredibile la differenza che può fare una vittoria clamorosa per un uomo. Una settimana prima delle elezioni abbiamo visto un Chavez esausto, gonfio quasi disperato. Attaccava il suo giovane rivale di centrosinistra Henrique Capriles, dicendo che "è un leccapiedi dello stivale dell'imperialismo che io butterò fuori al primo turno", "un borghesuccio di destra", ecc. Poi però  ha ammorbidito il tono e ammesso di aver commesso degli errori ("come tutti") e ha chiesto scusa ai venezuelani, chiedendo  di dargli altri sei anni per rifarsi con loro.
Tutto questo ha portato alla sua vittoria (è stato rieletto con 55,5% dei voti) però abbiamo osservato un'altro fenomeno molto importante. Per la prima volta da quando è stato messo al potere, Chavez è stato sfidato in un una maniera così pesante-il suo rivale Capriles è stato votato da 44,39% dei votanti venezuelani. Ad oggi, dal 1999, l'opposizione  non è mai stata in grado di proporre un leader che unisce le idee di chi non vota Chavez. Poi è arrivato lui, il giovane Capriles. Avvocato, non ancora quarantenne, rampollo di una delle famiglie più potenti del Venezuela (proprietaria di catene di cinema e mezzi di comunicazione). Nel 2000 grazie ai finanziamenti e la consulenza della National Endowement for Democracy (NED) e del  International Republican Institute (IRI) fonda il partito ultraconservatore Primero Justicia. Ha fatto il sindaco al municipio Baruta per due mandati (2000-2008), è stato coinvolto in vari scandali per aver concluso contratti milionari con aziende di proprietà di amici e familiari. Durante il colpo di stato dell'aprile 2002, si era distinto guidando gli assaltatori dell'ambasciata di Cuba, ubicata in Baruta. Poi è diventato governatore dello stato Miranda, dove aveva vinto grazie alla forza repulsiva del governatore uscente Disdado Cabello, fedele a Chavez, ma molto impopolare per causa delle sue enormi ricchezze accumulate. Sostenuto sopratutto del mondo imprenditoriale, Capriles Radonski (figlio di emigrati ebrei polacchi), avrebbe ricevuto gran parte dei finanziamente per la campagna elettorale dai fratelli banchieri Castillo Bozo, entrambi latitanti (su di loro pende un mandato di cattura internazionale dell'Interpol per frode bancaria).
La sua è stata una perdita vincente- se così possiamo chiamarla - perché nonostante tutto è riuscito a  guadagnare 6.420.000 di voti. Era impossibile dire se Chavez era nervoso per i risultati, ma comunque ha dato l'impressione di uno che non è convinto che ha la vittoria nel pugno. Sabato sera, nella vigilia  della apertura delle urne, è stato chiesto se è disposto a lavorare con i suoi avversari e promuovere il dialogo. Ha detto che avrebbe risposto dopo le elezioni. Alla sua prima conferenza stampa post elettorale ha fatto riferimento al suo ex rivale per nome, chiamandolo signor Capriles. Ha spiegato in modo molto dettagliato cosa significa per lui aprirsi all'opposizione. "L'opposizione ha sempre interpretato il dialogo come una forma di debolezza", ha detto, "Per loro (che rappresentano il vecchio modo di vedere le cose), dialogo significa imposizione e il governo deve cedere alle loro richieste o altrimenti non c'e dialogo". Poi ha respinto l'idea che, nonostante la polarizzazione profonda della politica locale, il Venezuela sia diviso. "Tutti i paesi sono divisi. Guarda le elezioni in Francia, il presidente ha vinto con meno dell'8%! Con questa logica i paesi con monarchie assolute che non svolgono elezioni, sono gli unici che non sono divisi."
Quello che è sembrato molto chiaro, se ci fosse stato mai qualche dubbio, è che Chavez non ha nessuna intenzione di modificare il corso o l'intensità della sua rivoluzione socialista, che secondo lui "sta entrando ora in una fase di consolidamento"
Molto probabilmente per l'opposizione questo significa che non c'e molto di cui parlare.


Ricordiamo il fatto che il Venezuela è il quinto produttore mondiale di petrolio nel mondo, oltre 650 miliardi di barili e con questo potrebbe soddisfare il fabbisogno mondiale per 20 anni. Capriles voleva applicare il modello brasiliano, dove lo stato e il settore privato uniscono le loro forze. Sarà stato quello l'errore fatale?

venerdì 7 settembre 2012

Africa Express


Ed eccoci qui, alla settimana di Africa Express, il nuovo progetto dell'incontenibile Damon Albarn (Blur, GorillazThe Good, The Bad and The Queen, Rocket Juice& the moon). Un treno sta percorrendo il Regno Unito,  trasportando oltre 80 musicisti, produttori, DJ africani e occidentali, uniti dalla stessa idea - diffondere pace e gioia con un tour magico e misterioso. Su questo treno si trovano Amadou&Miriam, Baloji, Baaba Maal, Timani Dibatè, African Boy, The Noisettes, Nick Zinner, Fatowmata Diawara, Afel Bocoum, Jack Steadman dei Bombay Bycycle, Daara J, Rizzle Kicks, Keziah Jones, Rokia Traore, Kelly Mamadou, Shingai Shoniwa , ma anche  Kano, De La Soul, lo stesso  Albarn, Franz Ferdinand, Billy Bragg, VV Brown, Elvis Costello, Flea (Red Hot Chilly Peppers), Basement Jaxx, Jaime T e molti altri.

Tutto è iniziato nel 2000 quando Albarn decide di andare a visitare Mali, un paese africano sconvolto dalla guerra e dalla fame. Rimane colpito dalla preziosissima, profondamente radicata  cultura musicale di questo paese. Vede questi ragazzi per strada che per mancanza di soldi sono costretti di costruirsi gli strumenti da soli, aggiungono alcune sedie rotte e qualche amplificatore vecchio e  riescono a fare musica che lui definisce divina. Da questo suo viaggio nella ricerca di suoni autentici nasce Mali Music (2002), prodotto da lui in collaborazione con Afel Bocoum (nella foto a sinistra) e Toumani Diabatè & Friends. Così parte il suo forte impegno sociale nei confronti dell'Africa.I soldi del profitto vanno ad Oxfam ONG per aiutare il Mali. Dieci anni dopo, in collaborazione con Oxfam, Afel Bocoum è stato raggiunto di nuovo a Mali da Damon Albarn per una speciale performance live dell'album  Mali Music. Oggi stanno insieme su Africa Express.
 18 milioni di persone sono state gravemente colpite della siccità nella regione di Sahel e hanno urgente bisogno di acqua e cibo. Insieme possiamo chiedere ai leader mondiali  di agire ora e di investire in soluzioni di lungo termine per garantire che questo non accada più.


Dopo una visita in Nigeria conosce il batterista nigeriano Tony Allen - farà parte del nuovo gruppo di Albarn che si chiama The Good, The Bad And The Queen e il più recente Rocket Juice& theMoon (con Flea dei Red Hot Chilli Peppers). Anche loro due sull'Africa Express.

Albarn è apertamente contro la guerra, si è espresso più volte contrario alle guerre in Afghanistan e Iraq. Ha dichiarato che andrà a incidere il prossimo album dei Blur in Iraq perché gli piace la musica irachena.

Nel 2002 pagò un'intera pagina sul giornale NME (New Musical Express) e insieme a Robert del Naja (Massive Attack) contestarono la necessità della guerra. Nel 2005 criticò il London Live 8 per non aver invitato abbastanza artisti neri e africani. Un concerto contro la povertà africana senza gli africani, che ironia! Ciò ha comportato l'aggiunta di molti artisti di colore tra cui  ms Dynamite, Snoop Doog e Youssou N'Dour. Albarn  stesso ha rifiutato di partecipare perchè il concerto era "troppo esclusivo" e l'ha definito  "un evento anglosassone " che  potrebbe essere motivato dall'auto-guadagno. Il musicista ha detto che voleva vedere le case discografiche donare i soldi che gli artisti avrebbero guadagnato suonando al Live 8, e sperava che gli artisti stessi avrebbero messo pressione alle proprie case discografiche per dimostrare che il loro è un atto altruistico e non di guadagno.
Africa Express come concetto è nato nel 2005, quando quindici artisti arrivano a Bamako, Mali. Damon Albarn, Fatboy Slim, Jamie T e Martha Wainwright incontrano e suonano con Amadou & Miriam, Toumani Diabate, Salif Kaeta e Bassekoi Kouvate, con l'obiettivo di creare collaborazioni tra artisti occidentali e africani. Due anni dopo Africa Express arriva sul palco del Festival di Glastonbury ed è stato ampiamente lodato come il punto culminante del festival, definito come uno dei spettacoli più emozionanti "di questo o qualsiasi altro Glastonbury". Da allora ci sono stati eventi simili a Kinshasa, Liverpool, Leeds, e Londra.

Nel 2011 invece Albarn si reca in Congo dove insieme a 50 musicisti locali incide Kinshasa One Two. Insieme a lui suonano Nelly Liyemge, Bokatola System Jupiter Bokondij & Okwess International (anche loro sull'Africa Express), tutti parte di DRC MusicLo scopo di questo album è quello di attirare l'attenzione sui musicisti contemporanei congolesi e sulla situazione nel paese. Devastato da anni di conflitto, il Congo è la patria di una delle crisi umanitarie più gravi del mondo.Il profitto dell'album andrà ad aiutare il lavoro di Oxfam, aiutando così migliaia dei congolesi più poveri.
Nel 2012 eccoci qui sull'Africa Express. La locomotiva diesel-elettrica,  classe 47, assicurata come "trasporto eccezionale" che gira l'Inghilterra, facendo sognare. I musicisti si fermeranno a Middlesbrough, Glasgow, Manchester, Cardiff, Bristol e Londra, suonando nelle stazioni, sui tetti, nelle scuole, università, gallerie d'arte, ospedali, ovunque, diffondendo il messaggio universale della musica.
"E' tutto questione di unità e comprensione, imparare a vivere insieme, fare musica insieme", dice Albarn, "si tratta di portare la musica ad un pubblico nuovo in un modo completamente diverso, mai sperimentato finora." 



Per altri informazioni, foto e video dell'evento:

venerdì 27 aprile 2012

Charles Taylor, finalmente condannato


Ieri, 26 aprile 2012 l'ex presidente liberiano Charles Ghankay Taylor è stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra e crimini contro l'umanità durante la guerra in Sierra Leone (1991-2001) dalla Corte Speciale per Sierra Leone dell'Aja. In questo conflitto armato hanno perso la vita oltre 100,000 persone e più di due milioni sono stati forzati a lasciare la propria abitazione, quasi la metà della popolazione intera di Sierra Leone. Taylor è accusato di aver appoggiato RUF (Revolutionary United Front) e AFRC (Armed Force Revolutionary Council) e finanziato l'armamento con diamanti insanguinati, con lo scopo di rovesciare il governo legittimo di Sierra Leone. 
Ma ci sono altre accuse (undici in totale) - stupri, mutilazioni, omicidi, schiavitù sessuale, reclutamento di bambini soldati, atti di punizione di massa, terrorismo... ma la crudeltà di quest'uomo non è una cosa che si può definire con semplici termini legali. Perchè dietro ogni accusa c'e una storia umana. Ogni uomo con il braccio tagliato, ogni donna stuprata o bambino drogato e obbligato a sparare i propri genitori, portano con se i propri incubi per tutta la vita.
"Prima non ero un medicante. Ora sono costretta a farlo per poter sfamare i miei figli e mandarli a scuola", dice Kadyatu Fofana che vive nel constante orrore delle atrocità della guerra. Si siede davanti alla sua capanna di cemento in una sedia a rotelle dopo l'attacco dei famosi ribelli del Fronte Rivoluzionario Unito. Sono arrivati nel suo villaggio nel 1999 e mentre lei cercava di scappare hanno cominciato a tagliarli le gambe a colpi di machete. In ospedale gli hanno dovuto amputare entrambe le gambe.

Edward Conte, un altro cittadino di Sierra Leone ha perso il suo braccio destro dal gomito, così non poteva andare a votare (famosa pratica dei ribelli). Ora vuole vedere Taylor punito. "Non deve respirare mai più aria da uomo libero", dice Edward, "una volta ci disse che tutti in Sierra Leone proveremo l'amarezza della legge, ora invece finalmente tocca a lui". Si ritiene che Taylor ha detto che "Sierra Leone proverà l'amarezza della guerra" in un'intervista con la BBC nel 1990. Un anno dopo, inizia la guerra e il RUF entra dalla frontiera con la Liberia. Taylor è accusato in sponsorizzazione e sostegno ai ribelli nel suo tentativo di rovesciare il legittimo governo e di impossessarsi del controllo delle miniere diamantifere. 
Ma non tutti ritengono Taylor l'unico colpevole per i crimini commessi in Sierra Leone. E' ampiamente accettato che i giudici non indagano tutti coloro che sono responsabili del conflitto sanguinoso. Un ex soldato del RUF dice : "Perchè Pa non è stato mai indagato? Invece ci dicono che è Taylor colpevole di tutto e noi sappiamo bene che abbiamo davanti gli occhi dei criminali che vediamo tutti i giorni e non verranno mai incriminati."
"Pa" Ahmad Tedjan Kabbah è l'ex presidente della Sierra Leone (1997-98 e1998-2006). Kabbah è colui che ha chiesto alla comunità internazionale di organizzare un tribunale per i crimini di guerra dopo l'arrivo della pace nel paese. Tredici persone, tra cui Taylor, sono state accusate, nove di esse sono state già condannate e imprigionate. Ma tre grandi nomi (tra cui Foday Sayabana Sankoh, il leader del RUF che divenne noto per le pratiche brutali quali stupri di massa e amputazioni durante la guerra civile), sono morti prima del processo.
Johhny Paul Koroma, capo dello stato dal 1997 al 1998, accusato anche lui di crimini contro l'umanità, corruzione e complotto con il RUF per l'uccisione di Kabbah risulta ancora mancante. Questo rende Taylor, che è stato arrestato nel 2006,  l'unico nome importante nel processo. Molti generali con un rango più basso nella gerarchia militare non fanno nemmeno parte del'inchiesta...
Peter Anderson, presidente dei compiti pubblici della Corte Speciale di Freetown ha detto che l'accusa deve avere i suoi limiti ben chiari. "Il nostro compito era di condannare quelli che avevano le maggiori responsabilità. Questo significa che molti comandanti di medio livello, quelli che hanno più sangue sulle loro mani, non andranno mai in tribunale. Nessun tribunale può condannare tutti i colpevoli. Ad un certo punto lo stato deve accettare questo fatto."

Cinque ore ad est da Freetown, in direzione Liberia il processo conta ben poco per la gente comune. La piccola, polverosa città di Kenema sembra una città africana come un'altra, finché non vedi i negozi di diamanti. Sono dappertutto. Decine di belle immagini di diamanti, dipinti a mano decorano parete dopo parete. I proprietari stanno seduti davanti e aspettano, dietro di loro si vedono le finestre con grate in acciaio. Kenema è il cuore del commercio di diamanti in Sierra Leone. Un commercio che si trova al centro del processo contro Taylor, accusato di incitare alla guerra, vendendo armi e munizioni ai ribelli in cambio di diamanti insanguinati. Durante la guerra civile, il controllo delle miniere di diamanti è fortemente conteso. Bambini, donne e uomini erano costretti a lavorare nelle miniere in condizioni spaventose. Tuttavia, i dettagli del processo difficilmente arrivano fuori di Freetown.
Molte persone non vogliono tornare ai conflitti e hanno trascorso gli anni del processo cercando di ricostruire le proprie vite. Sia la Sierra Leone che la Liberia sono due paesi estremamente poveri e la sopravvivenza quotidiana sembra molto più importante della giustizia.
Taylor non è stato processato per le atrocità in Liberia, che lascia un cattivo sapore in bocca a molte persone.
Fofana se ne sta seduta nella sua sedia a rotelle davanti la sua capanna di cemento e sa che la sua vita continuerà sul orlo della sopravvivenza, qualunque sia il verdetto del processo. "Anche se gli danno 100 anni per me non fa nessuna differenza. La mia famiglia ha bisogno di cibo. Tutto qui."


giovedì 22 marzo 2012

Il mondo ha sete perchè abbiamo fame


22 marzo, Giornata Mondiale dell'Acqua 2012

Avete mai pensato bene cosa è l'acqua?

L'acqua e dentro di noi, letteralmente. Il nostro corpo è composto per grandissima parte di acqua, da una media del 75% nei neonati a circa 50% nella terza età. Tutti gli organismi viventi dipendono dall'acqua e ne contengono diverse quantità. Senza acqua non c'e vita. E ciò nonostante un miliardo di persone non hanno accesso all'acqua potabile. Due miliardi e ottocento milioni, di cui un miliardo sono bambini vivono senza accesso a una rete idraulica sicura. Le conseguenze sono molto gravi, ogni giorno muoiono almeno 4.000 bambini per malattie causate dall'uso di acqua inquinata. Questo mentre 12% della popolazione della Terra ha accesso all'85% delle risorse idriche e solo lo 0.5% dell'acqua del pianeta è potabile. E senza acqua non si può produrre cibo.
La Giornata Mondiale dell'Acqua viene celebrata  ogni anno, il  22 marzo. Questa giornata dedicata all'acqua potabile è stata proposta alla Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED) che si è tenuta nel 1992 a Rio di Janeiro, Brasile. Il suo scopo è di attirare e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle questioni dell'importanza dell'acqua potabile e la difesa delle risorse idriche. Ogni celebrazione annuale è associata ad un aspetto specifico dell'acqua potabile. Quest'anno il tema è la sicurezza dei prodotti alimentari e l'acqua potabile. Lo slogan "Il mondo ha sete perchè abbiamo fame", in riferimento all'importanza dell'approvvigionamento di acqua fresca e potabile unito a quello alimentare. Perchè il consumo e l'assunzione di acqua non è solo quello che beviamo, ma anche quello che mangiamo. Si sottolineano anche i grandi sprechi idrici, e di nuovo non quello che beviamo ma quello che ci serve per produrre cibo. Secondo il rapporto "Progress on Drinking Water and Sanitation 2012" della UN - UNICEF e l'Organizzazione Mondiale della Salute (WHO),  per la produzione di un pomodoro, una fetta di pane, 100 gr di formaggio o un hamburger sono richiesti rispettivamente 13, 20, 50 e 2.400 litri d'acqua. Per un chilo di grano ci vogliono 1.500 litri e invece per un chilo di carne siamo ai 15.000 litri (o dieci volte di più). Il 90% del consumo dell'acqua serve per produrre cibo.
Un consumo di dieta vegetariana invece ridurrebbe significativamente i consumi  idrici. Si considera che nel 2025 2/3 della popolazione mondiale potrebbe vivere in condizioni di stress idrico. E nonostante tutto 1/3 parte del cibo prodotto va sprecato o buttato. L'acqua può essere risparmiata ma dipende anche delle nostre scelte di cibo. Non sprecare cibo vuol dire risparmiare acqua.

E tu cosa fai oggi per attribuire la Giornata Mondiale dell'Acqua?


































giovedì 9 febbraio 2012

Iran, la minaccia fantasma

Il 23 gennaio i paesi della Unione Europea hanno ufficialmente approvato un embargo petrolifero contro l'Iran, come parte delle sanzioni contro il programma nucleare di Teheran. Secondo fonti diplomatiche, le misure adottate comprendono embargo immediato sui nuovi contratti per il greggio e i prodotti petroliferi, invece i contratti ancora in corso possono essere implementati fino a giugno. Questo fa parte  del dialogo politico per far tornare l'Iran al tavolo delle trattative. Teheran  sostiene invece che il suo programma nucleare è destinato esclusivamente a scopi pacifici, cioè alla produzione di energia nucleare. Molti rappresentanti della comunità internazionale "temono" invece che  il paese sta cercando di sviluppare armi nucleari. Negli ultimi giorni la retorica è diventata estremamente radicale. Questo porta a una forte risonanza interna - la moneta nazionale iraniana, il rial, si è ammortizzata del 10%.
Gli Stati Uniti hanno imposto da molto tempo sanzioni che in pratica vietano ogni tipo di commercio con l'Iran. A novembre, in seguito di un rapporto dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) si è sparsa la notizia che l'Iran forse (colpisce molto la parola forse) sta sviluppando armi nucleari. Si sono svolti delle riunioni tra l'AIEA e Iran in Teheran dal 29 al 31 gennaio 2012, con lo scopo di risolvere le questioni sostanziali in sospeso. Ma vediamo un pò di storia del programma nucleare iraniano.

Nella metà degli anni 70 è stata progettata (da Siemens in collaborazione con AEG Telefunken) un'importante programma di energia nucleare. Sono stati iniziati i lavori per la costruzione di due reattori nucleari ad acqua pressurizzata (o a fusione) di 1,294 MW ciascuno. La centrale nucleare si trova nella parte settentrionale del golfo Persico vicino la città di Bushehr. Il programma tedesco intendeva includere 2100 lavoratori tedeschi e oltre 7000 iraniani. Lo Scià Mohhamad Raza Pahlavi riteneva che questo programma avrebbe procurato al paese le infrastrutture indispensabili per la industrializzazione del paese. Il reattore di Bushehr è stato completato al 85% nel 1979 prima dell'inizio della Rivoluzione Iraniana e avrebbe dovuto essere completato nel 1981. La prova a pressione del contenimento nel primo reattore è stata completata. Dopo la caduta dello Scià è stata interrotta la costruzione di entrambi reattori. L'ayatollah Khomeyni riteneva questo progetto "anti-islamico" ed è stato presto abbandonato dal governo di Mehdi Bazargan. La costruzione è stata completamente abbandonata nel 1982 in seguito ad  un incendio nello stabilimento. Durante la guerra Iran-Iraq sono stati parzialmente danneggiati entrambi i reattori da aerei iracheni nonostante i tentativi dell'Iran di spostare il combustibile in modo di evitare l'attacco. I danni sono stati di un valore da 2,9 a 4,6 miliardi di dollari. Nel 1987 un'azienda argentino-spagnola stava negoziando con il governo iraniano per completare i lavori in tre anni, ma non si è raggiunto nessun accordo. A questo punto non restava che chiedere ai tedeschi di Siemens di completare i lavori mai finiti. L'Iran non era in grado di convincere Siemens di riprendere il lavoro, di fronte alle pressioni diplomatiche applicate dagli Stati Uniti. KWU ha proposto un nuovo design, sostituendo i reattori nucleari con turbine a gas naturale in funzione, ma l'Iran non era interessato a questa alternativa. La disputa legale tra Siemens e l'Iran è rimasta irrisolta e il governo iraniano ha chiesto ai tedeschi danni di miliardi di dollari per il lavoro non portato a termine.

 Nel gennaio 1995 la Russia e l'Iran firmano un contratto in base al quale la Russia potrebbe fornire un reattore ad acqua leggera pressurizzata VVER-1000 (aka WWER-1000)  da 915-1,073MW. I reattori russi sarebbero installati nelle strutture originali progettate per il reattore tedesco di 1200-1300 MW. Ci sono voluti 15 anni prima che la centrale diventasse operativa. La fornitura di uranio arricchito per alimentare la centrale è stata rinviata più volte dalla Russia - con le scuse di pagamenti mancati o problemi tecnici. Diversi osservatori però hanno interpretato il risultato come una pressione da parte degli USA, che accusano la repubblica Islamica di perseguire un programma nucleare militare. Gli accordi con  la Russia sono di restituire il combustibile nucleare esausto in modo che non ci siano dubbi sul suo utilizzo per la costruzione di armi di massa. Teheran ha annunciato di volersi dotare di altre centrali nucleari in grado di produrre un totale di 20.000 MW di energia elettrica. Quello che preoccupa la comunità internazionale è la produzione dell'uranio arricchito nel sito di Qom Fordow  che sarà avviata per gli inizi di febbraio, secondo Fereydoun Abbasi Davani, capo dell'Organizzazione per l'Energia Atomica Iraniana. "In più", ha aggiunto Abbasi, "l'Iran sarebbe pronto ad esportare ad altri paesi legati all'energia nucleare." E' pronto anche con la produzione dell'acqua pesante (ossido di deuterio) particolarmente utile nel campo medico. Secondo fonti iraniani la prima barra di combustibile nucleare è stata già prodotta e testata.
Il ministero degli affari esteri russo ha espresso la sua "inquietudine" del fatto che l'Iran si rende indipendente. Forse perchè in questo modo non gli potrebbe più vendere il proprio uranio?
La situazione iraniana è un nodo complesso. Inoltre, si parla che verranno effettuate nuove sanzioni economiche. Alcuni esperti arabisti credono che questa storia fa parte della campagna elettorale di Obama. L'idea è quella di spezzare il  potere economico iraniano. Ma se la risposta sarà la chiusura dello stretto di Hormuz in pratica si paralizzerà l'economia mondiale. Il supremo leader spirituale ayatollah Ali Khamenei ha dichiarato che la repubblica islamica non si piegherà alle pressioni internazionali per abbandonare il suo programma nucleare.
"Le minacce di guerra  da parte degli USA sono dovute al fatto che gli americani hanno paura di affrontare il dialogo con l'Iran e l'unico modo per raggiungere i loro obiettivi sono guerre e spargimento si sangue", ha detto Khamenei.
In conclusione - nonostante l'embargo, il collasso della economia iraniana non verrà. India e Cina sono disposte a pagare il petrolio con oro e con questo ignorare il dollaro americano. I toni duri americani sono soltanto dimostrazioni del tipo esercizio militare ma la retorica non funziona all'unisono con le azioni. A tutte le parti è molto chiaro che un conflitto militare tra paesi come gli Stati Uniti e l'Iran non avrà soltanto un carattere regionale. Quindi ogni azione è estremamente cauta. Inoltre, sappiamo che la retorica fa parte della guerra. Ma il programma nucleare di Teheran è solo una scusa? Il conflitto non è per il controllo dello stretto di Hormuz e per il petrolio? O in gran parte si tratta della  dottrina iraniana per la politica estera con la quale l'Iran vuole diventare leader regionale? 
Naturalmente è tutto collegato. 


"La mia convinzione è che uccidere sotto il mantello di guerra non è altro che atto di omicidio."
Albert Einstein






mercoledì 18 gennaio 2012

Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili-la tortura come tradizione

Mutilazioni genitali femminili - il nome in se basta per far venire i brividi. Include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione alla esportazione di parte o in tutto dei genitali femminili esterni. Sembrerebbe così difficile da credere che un essere umano può fare una cosa simile ad un altro essere umano. Ma nonostante ciò è una realtà che colpisce milioni di bambine, ragazze, donne in più parti del mondo. Le MGF sono praticate in oltre 28 paesi dell'Africa Sub-sahariana, alcune zone dell'Asia, America Latina e del Medio Oriente.

Egitto, Mali, Eritrea, Etiopia, Somalia... sono solo alcuni paesi dove avviene quest'orrore. Secondo Amnesty International le MGF vengono praticate anche in Europa, dalle comunità di migranti provenienti dalle zone in cui vengono praticate queste credenze ed usanze locali. Molto spesso le bambine che vivono in Europa vengono portate nel loro paese di origine durante le vacanze per essere mutilati. Secondo una stima del Parlamento Europeo solo in Europa le donne che hanno subito MGF sono oltre 500.000. In Italia le vittime potenziali sono oltre 35.000.
Le stime a livello mondiale invece  sono da 100 a 140 milioni di donne che convivono con questa realtà crudele. Potete immaginare come le bambine vengono costrette con le minacce e  forzate a fare una cosa che non capiscono? Non possono neanche opporsi per paura di essere rifiutate dalla società in cui vivono, l'obbedienza assoluta è una cosa che gli viene insegnata da quando nascono. Purtroppo il 20% delle bambine che subiscono questo intervento muoiono - o per le   tremende emorragie che seguono o per le infezioni che si verificano dopo.  L'UNICEF ha dichiarato il 6 febbraio la giornata mondiale contro le MGF, per dare voce a chi non può difendersi da solo.

Le bambine subiscono un infinito lavaggio di cervello - il tuo corpo non ti appartiene, la tua anima non ti appartiene, tu non sei nessuno. Gli uomini richiedono le mutilazioni per alcuni motivi, tutti orrendi. Per assicurarsi che le loro donne saranno fedeli o che non saranno violentate dalle tribù nemiche. O che durante il parto, il bambino non deve entrare in contatto con gli organi femminili in quanto, ritenuti opera del diavolo e porterebbero al bambino cattiva sorte e infelicità. Il vero motivo invece è la dominazione maschile, assoluta e indiscussa.
La convinzione che il corpo femminile non è uno strumento per il divertimento ma serve solo per partorire figli è nella base di questa tradizione. Serve per ridurre la sessualità femminile, ma anche per motivi igienici ed estetici - in alcune culture gli organi sessuali femminili sono considerati osceni e portatori di infezioni. Alcuni invece credono che questa pratica viene prevista dai testi sacri (il Corano) anche se non c'e nessuna traccia che prevede questo intervento, anzi il Corano nega ogni forma di violenza. Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni. Di solito vengono eseguite da donne. Il rito viene eseguito con forbici, coltello, rasoio o un pezzo di vetro. Dopo "l'intervento" la vagina viene cucita e la bambina fasciata e immobilizzata per 4-6 settimane in modo che la ferita si chiude, lasciando solo un piccolo buco per la minzione e il ciclo mestruale. La procedura in se è dolorosissima, praticata senza anestesia, in condizioni sanitarie precarie con strumenti non sterili e con delle conseguenze gravissime sia dal punto di vista fisico che psicologico. Queste donne resteranno soggette di problemi ginecologici per tutta la vita. In oltre, aumenta l'incidenza della mortalità materna per complicazioni durante il parto e le donne diventano più vulnerabili all'infezione dell'HIV (AIDS). E' un trauma tremendo, il dolore resta per tutta la vita, ma l'umiliazione di essere state ferite senza nessun motivo lascia una cicatrice molto più profonda di quella fisica. Questa pratica è una gravissima violazione dei diritti umani e l'intero mondo dovrebbe fare del suo meglio per proteggere la salute mentale e fisica di queste bambine, aiutando a fermare questo fenomeno con tutti i mezzi possibili.
Le MGF violano il diritto all'integrità fisica e psicologica, al più alto standard di salute possibile, a essere libere da ogni forma di discriminazione - inclusa la violenza - e di trattamento crudele, disumano o degradante, violano i diritti dell'infanzia, e in alcuni casi gravi, il diritto alla vita.  Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto alla salute delle bambine. E' un fenomeno che deve finire, ora e per sempre.









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