venerdì 30 dicembre 2011

La rivoluzione islandese


Islanda, isola di ghiacci e vulcani. Avete sentito parlare dalla rivoluzione islandese. Non si parla molto nel mondo dei mass-media. All'inizio della crisi finanziaria del 2008 l'Islanda è andata letteralmente in bancarotta. E le ragioni sono menzionati brevemente, dopodichè il paese nord europeo poco conosciuto sparisce dei radar. Uno dopo l'altro i paesi europei si trovano faccia a faccia con il fallimento. Questo da parte sua minaccia l'esistenza della moneta unica, che avrà conseguenze diverse per tutto il mondo. In una situazione come questa, l'ultima cosa che vogliono i poteri forti è l'esempio dell'Islanda. Ecco perchè:
Cinque anni di regime neoliberista trasformano l’Islanda in uno dei  paesi più ricchi del mondo. Popolazione 320.000 persone, niente esercito. Nel 2003 sono state privatizzate tutte le banche. Per attirare gli investitori esteri è stato introdotto il banking on-line. La riduzione dei costi permette rendimenti relativamente più alti. Conti chiamati Ice Save attirano molti piccoli investitori inglesi e olandesi. Ma con l'aumento degli investimenti cresce anche il debito estero bancario. Nel 2003 il debito dell'Islanda è il 200% del prodotto interno lordo e nel 2007 al 900%. La crisi finanziaria del 2008 è il colpo mortale. Le tre banche principali - Landbanki, Kapthing e Glitnir per non fallire sono state nazionalizzate e la corona perde l'85% del suo valore nei confronti dell'euro. Alla fine dell'anno l'Islanda annuncia il proprio fallimento. Il premier del governo di coalizione, il socialdemocratico Geir Haarde fa trattative per ottenere un debito di 2,1 miliardi di euro, a cui i paesi scandinavi aggiungono altri 2,5 miliardi di euro. Ma gli ambienti finanziari internazionali fanno pressione sull'Islanda chiedendogli di adottare misure radicali. L'UE e il FMI insistono ad adottare il debito pubblico islandese, sostenendo la teoria che questo è l'unico modo per pagare l’Inghilterra e i Paesi Bassi. Il popolo invece non è d’accordo, proteste e sommosse continuano e alla fine il governo è costretto a dare le dimissioni. Dopo le elezioni del 2009 al potere arriva una nuova coalizione di sinistra. Condanna il sistema economico neoliberalista, ma si arrende quando al paese viene richiesto di pagare il debito di 3,5 miliardi di euro. Questo in poche parole vuol dire che ogni cittadino islandese dovrebbe pagare 100 euro dalla propria tasca per un periodo di 15 anni per un totale di 12 000 euro a testa (c'e da sottolineare che questo è un debito accumulato da privati verso privati,e ancora-i profitti sono privati ma i debiti nazionalizzati). Poi all'improvviso succede l'impensabile. L'idea che i cittadini devono pagare per gli errori dei monopoli finanziari e che il paese intero deve pagare le tasse per rimediare ai debiti dei privati, cambia completamente il rapporto tra i cittadini e le loro istituzioni politiche. I leader politici islandesi prendono la parte del popolo. Il presidente Olafur Ragnar Grimsson rifiuta di ratificare la legge che rende i cittadini islandesi responsabili del debito delle banche islandesi e convoca un referendum. Naturalmente, la pressione internazionale aumenta. La Gran Bretagna e i Paesi Bassi minacciano rappresaglie che porteranno all'isolamento del paese. Alla vigilia del referendum il FMI avverte che non presterà nessun aiuto, il governo britannico minaccia di congelare i conti correnti e i risparmi degli islandesi. Grimsson ha dichiarato: "Ci hanno detto che se non accettassimo le condizioni del pagamento del debito diventeremo una Cuba del Nord. Ma se accettiamo, diventeremo un Haiti del Nord."
Al referendum del marzo di 2010, il 93% ha votato contro il pagamento del debito pubblico. Il FMI blocca immediatamente ogni credito. Ma la rivoluzione, di cui i mainstream media non parlano proprio, non si spaventa. Alimentato dalla rabbia dei cittadini, il governo ha iniziato delle indagini civili e penali contro i responsabili della crisi. L’Interpol ha emesso un'ordine internazionale  di arresto per l'ex presidente della banca Kaupthing-Sigurdur Eynarson, mentre altri banchieri e altri coinvolti nel crollo finanziario stanno fuggendo del paese. Gli islandesi però non si fermano qui: decidono di adottare una nuova costituzione che avrebbe liberato il paese dal potere della finanza internazionale e del denaro virtuale. Per farlo decidono di eleggere 25 da 522 adulti che non partecipano in nessun partito politico, che vengono raccomandati da almeno 30 persone. Si chiama assemblea costituente ed è composta da docenti universitari, intelettuali, giornalisti, avvocati. Le loro riflessioni partono da un documento di 7oo pagine scritti da una comissione di osservatori, riuniti nel National Forum. Il progetto viene chiamato Magna Carta, può essere seguito liberamente sui social network e su un canale youtube.
Questo documento non è opera di una manciata di politici ma è stato scritto su internet. Le riunioni costitutive sono condotte on-line, i cittadini possono discutere, scrivere i loro commenti e presentare proposte,osservando personalmente come la loro costituzione prende forma. Nata con la partecipazione a livello nazionale, la nuova costituzione sarà approvata dal Parlamento dopo le prossime elezioni.
Oggi le stesse soluzioni si propongono ad altre nazioni. Ai greci invece viene detto che l'unica soluzione per loro è la privatizzazione del loro settore pubblico. La stessa minaccia si espande sui spagnoli, italiani e portoghesi.
Invece noi restiamo stupiti dall'Islanda e del suo rifiuto di sottomettersi agli interessi stranieri, in quanto paese minuscolo, ma che con una voce forte e chiara ha dichiarato che la sovranità è del suo popolo.
In Islanda è stato riaffermato un principio fondamentale: è la volontà del popolo sovrano a determinare le sorti di una nazione, e questa deve prevalere su qualsiasi accordo o pretesa internazionale.


mercoledì 16 novembre 2011

Mario Monti e l'ideologia mondialista

Negli ultimi cinque giorni due paesi con gravi problemi economici - L'Italia e la Grecia, hanno raggiunto la stessa soluzione della situazione critica in cui si trovano. Due economisti con molta esperienza nei principali istituti bancari  sono stati messi alla guida senza essere eletti del popolo. Un articolo del  zougla.gr  indica che entrambi i primi ministri sono stati nominati attraverso un'intervento drastico da parte dei paesi "potenti" d'Europa. Ma Lucas Papademos e Mario Monti sono dei salvatori, dei  messia o semplicemente eseguono decisioni prese altrove? Uno sguardo veloce è sufficiente per spiegare una situazione complessa in cui si trovano l'aerea dell'euro e l'economia globale.

Mario Monti è un rispettato economista, allievo del premio Nobel James Tobin a Yale. Il famoso italiano, commissario europeo e ex-capo del dipartimento della Commissione Europea (Ufficio del mercato interno e politiche di concorenza), è anche ex consigliere finanziario della Goldman Sachs e  della Coca Cola. Presidente della Bocconi di Milano. E' il primo presidente onorario di "Bruegel", un think tank europeo fondato nel 2005 che si occupa di relazioni internazionali economiche e finanziarie. Invece Papademos è un banchiere, professore universitario presso l'Harvard University, ex vicepresidente della BCE, ex presidente della banca di Grecia. Cosa hanno in comune questi due personaggi?
Primo, tutte e due sono membri della Commissione Trilaterale.
Mario Monti è presidente per l'Europa della Commissione Trilaterale. Una organizzazione privata fondata nel 1973  al culmine della prima crisi petrolifera da David Rockefeller (multimiliardario e propetario del consorzio Chase Manhattan Bank),  e da altri dirigenti del gruppo Bilderberg e del Council of Foreign Affairs (consiglio sulle relazioni estere, associazione privata americana composta da uomini d'affari e politici  che hanno un ruolo chiave nella politica estera),  provenienti dall'Europa Occidentale, Giappone e Nord America per l'interazione tra questi tre grandi della economia mondiale. Si tratta di una organizzazione dall'ideologia mondialista. Coinvolge l'elite dell'economia mondiale, imprenditori, economisti, avvocati di livelli molto alti. La prima riunione si è tenuta nella città giapponese di Kyoto nel 1976. Poco prima della fine della guerra di Vietnam, e davanti la crescente influenza internazionale dell'Unione Sovietica, Rockefeller ha tentato di creare un governo mondiale, introducendo il modello di "razionalizzazione tecnocratica" che ignora le leggi previste dalle costituzioni e  istituzioni governative di ogni paese. Nel 1980, Bill Moyers ( frammassone, ha raccomandato la creazione della Commissione), un giornalista che ha acquisito una notevole influenza internazionale e oggi è portavoce della Casa Bianca, scrisse : "Oggi David Rockefeller è il rappresentante più importante della classe dirigente-una fraternità multinazionale di uomini che decidono l'economia globale e determinano il flusso del suo capitale. Il cittadino Rockefeller gode di privilegi riservati al capo dello stato - non viene controllato alle dogane, nessuno gli chiede il passaporto e non si ferma quasi mai al semaforo rosso". In poche parole, lui è sopra ogni istituzione, governo o servizi governativi. E' lui che fornisce il movimento fluido del capitale e determina lo sviluppo dell'economia globale.  
Sebbene la Commissione Trilaterale è stata fondata e costituita da soggetti privati, non autorizzati da nessun governo al mondo, il suo carattere è ben lontano da quello privato. Facciamo un esempio di come questa organizzazione ha influito su alcune scelte politiche nel passato. Nel 1973 Zbignev Brzezinski (stretto assistente di Rockfeller e figura principale nel Council of Foreign Relation), ha individuato come prossimo presidente degli Stati Uniti una figura del tutto sconosciuta e impopolare-Jimmy Carter, un membro della Commissione Trilaterale e come suo vice Walter Mendel, anche lui membro. Rockfeller e la Commissione coprono tutte le spese elettorali, così Carter riesce a vincere le elezioni. Solo che era abbastanza  impreparato per il suo ruolo e così il potere va nelle mani della organizzazione che ha finanziato la sua elezione. Ovviamente tutti i ruoli principali del governo Carter sono distribuiti tra i suoi membri - Brzezninski stesso si occuperà della sicurezza nazionale. Qui una lista di personaggi importanti della politica americana (e non solo, visto che si parla anche di posizioni in strutture internazionali) che sono stati messi in funzione della Commissione e del CFR. Include 7 direttori dalla CIA, 387 membri dell'amministrazione Bush, il team di Clinton e Gore, Henry Kissinger, giornalisti molto influenti, ambasciatori della NATO, ecc.
Nelle mani della Comissione Trilaterale troviamo anche le università più importanti - Columbia, Georgetown, Harvard (dove era professore lo stesso Papademos), Hoover , Hudson, Massachusetts; alcuni dei giornali più grandi come NY Times, LA Times, Chicago Sun Times, tv come CBS... la lista è lunghissima. Quindi con i suoi soldi la Trilaterale può piazzare qualunque suo membro sui gradini alti del potere. Ecco come è strutturata l'organizzazione.


The Trilateral Commission





JUNE 2011
*Executive Committe






MARIO MONTI
European Chairman


JOSEPH S. NYE, JR.
North American Chairman


YOTARO KOBAYASHI
Pacific Asian Chairman


VLADIMIR DLOUHY
European Deputy Chairman


ALLAN E. GOTLIEB
North American Deputy Chairman


HAN SUNG-JOO
Pacific Asian Deputy Chairman


MICHAEL FUCHS
European Deputy Chairman


JAIME SERRA
North American Deputy Chairman


JUSUF WANANDI
Pacific Asian Deputy Chairman






DAVID ROCKEFELLER
Founder and Honorary Chairman


PETER SUTHERLAND
European Honorary Chairman


GEORGES BERTHOIN
European Honorary Chairman


PAUL A. VOLCKER
North American Honorary Chairman


***


PAUL RÉVAY
European Director


MICHAEL J. O'NEIL
North American Director


TADASHI YAMAMOTO
Pacific Asian Director




Qui  la lista completa dei membri della Commissione Trilaterale. Tuttavia nel suo nucleo rimane l'idea di un governo mondiale di tecnocrati. Si tratta di una elite bancaria che forma le politiche economiche e sociali, controlla e stimola la produzione di conoscenza accademica, partecipa nel controllo dell'attività religiosa tramite l'asse dell'antidogmatismo.
Mario Monti è anche membro del consiglio direttivo del gruppo Bilderberg  (lobby ristretta di potenti internazionali) dall'anno scorso. Qui ci troviamo davanti ancora David Rockfeller come membro del gruppo consultivo, ma anche il nuovo premier greco Lucas Papademos. 
Qui un intervento di Mario Monti, che non nasconde le sue intenzioni

mercoledì 9 novembre 2011

FARC e i bambini soldati, l'infanzia negata

Colombia, un paese sconvolto. Secondo al mondo dopo il Sudan per la percentuale di sfollati: oltre tre milioni di persone costrette a lasciare le proprie case in seguito a minacce, violenze e combattimenti tra le forze paramilitari. Secondo dati delle Nazioni Unite oltre 11.000 bambini sono stati coinvolti in vari scontri negli ultimi quasi 50 anni di guerriglia. Dati che suscitano estrema preoccupazione.


"La guerra è la madre di ogni cosa. O imparate a uccidere o sarete voi ad essere uccisi."

Parole pronunciate nel 1963, ma rimangono attuali dopo mezzo secolo in un paese travagliato da una guerra civile che sembra di non avere mai fine. Intanto chi soffre è la gente comune, il popolo colombiano che vorrebbe una tregua. Da parte dell'esercito,  delle milizie di destra, dei narcos, delle FARC, dell'ELN. Vorrebbe un paese pacifico dove i bambini hanno il diritto di studio, di gioco e  di essere felici, come tutti i bambini. E le madri non devono più preoccuparsi di quale formazione farà parte domani il loro figlio. Perchè spesso vengono reclutati dalla FARC come soldati proprio i bambini. Perchè, dicono loro, sono facili da sostituire. Secondo calcoli dell'Amnesty International almeno una terza parte delle truppe ancora non ha raggiunto maggiore età. C'e dell'altro - in alcune zone agrarie colombiane come Pato e Hulia che sono sotto il controllo dei guerriglieri, le famiglie sono costrette a cedere un figlio alle FARC poichè sia addestrato alla guerra. E questo non è altro che un rapimento, negare i diritti dei bambini è la cosa più crudele in assoluto. Non c'e nulla di più triste nel vedere un bambino con la divisa troppo grande, che invece di giocare a pallone impara ad utilizzare il Kalashnikov. Se un bambino non resiste e tenta la fuga viene fucilato come disertore. Siccome non ci vuole molto per convincere i bambini a combattere, vengono manipolati e mandati avanti, come carne di macello.
Questo fa perdere il senso del confine tra il bene e il male. Non c'e più nulla di poetico nella filosofia della guerriglia. Resta solo l'amaro in bocca, il sapore dell'impotenza.


Ma io credo che insieme possiamo cambiare il mondo.
Stop alla guerra. Stop all'uso di bambini soldato



In 47 anni di conflitto tra il governo di Bogotà e la guerriglia ci sono stati 300 000 morti, 3 milioni di sfollati (desplazados) e la soluzione sembra ancora lontana.

Qui, un report dell'UNICEF sui bambini soldati nel mondo.

martedì 8 novembre 2011

Colombia, ucciso Alfonso Cano,ultimo capo della FARC

L'ultimo leader del gruppo FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo) Alfonso Cano è stato assassinato in uno scontro a fuoco con i militari dell'esercito colombiano. Diventato lider maximo dopo la morte di Manuel Marulanda, sulla sua testa pendeva una taglia di 5 milioni di dollari. Dopo l'elezione del presidente Juan Manuel Santos non c'erano dubbi sul fatto che l'ex ministro della Difesa una volta arrivato al potere supremo, avrebbe cercato di finire il giro di vite sulle formazioni della guerriglia di sinistra, sia FARC che ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), di orientamento Guevarista.

La FARC è stata creata da Marulanda per contrastare il regime militare del governo che tutelava l'oligarchia e esercitava repressione contro la popolazione locale. Secondo lui l'unica soluzione era la resistenza armata. Il programma della FARC è antimperialista di natura e prevede radicali cambiamenti socio-economici. Chiede la naturalizzazione delle risorse naturali del paese, gestiti dagli Stati Uniti e la riforma agraria che permetterebbe la distribuzione della terra a coloro che la vogliono coltivare ma non possono comprarsela. I leader della FARC hanno capito che questo programma può essere realizzato solo attraverso una rivoluzione sociale. Manuel Marulanda Velez sosteneva fino alla sua morte che "il paese ha bisogno di una rivoluzione sociale, economica e politica" e che "il principale nemico del popolo colombiano è l'imperialismo nordamericano". Egli, secondo le parole di James Petras, sociologo e ricercatore americano di sinistra, "è stato l'unico dei suoi collaboratori che è morto tranquillamente di morte naturale nelle braccia dei suoi compagni paesani che difendeva e adorava". Immediatamente dopo la sua morte è stato annunciato il nome del suo erede-Alfonso Cano. E' stato chiamato per continuare "la lotta per la società socialmente giusta e la lotta per il socialismo" (la sinistra latinoamericana ama le ripetizioni semantiche). Per suoi vice sono stati eletti Bertulfo Alvarez e Pastor Arape. Invece l'ex vice di Marulanda Raul Reyes è stato ucciso nel vicino Ecuador durante un'azione dell'esercito colombiano, guidato dell'allora Ministro della Difesa e attuale presidente Juan Manuel Santos con l'approvazione del presidente di allora Alvaro Uribe (marionetta degli USA, ha completato con successo i suoi due mandati). Questa azione per poco non ha trascinato la Columbia in guerra con l'Ecuador e Venezuela, governati da Rafael Corea e Hugo Chavez, noti antimperialisti. 
Tra i studiosi della sinistra Latinoamericana esistono due punti di vista opposti. Alcuni, come il politogolo russo dr.Zbigniev Ivanovski, professore di Scienze Politiche e ricercatore del Istituto Latinoamericano della Academia delle Scienze Russe crede nel altruismo e l'idealismo dei capi della guerriglia. Altri invece, come il direttore della rivista bulgara "Geopolitica" Todor Kondakov e il francese Daniel Peko hanno introdotto il termine "trafficante di droga-guerrigliero, che combatte contro la società" e ritengono che proprio i  signori della droga colombiana sono interessati alla distruzione e la destabilizzazione del paese, e proteggono  i loro interessi criminali attraverso azioni di guerriglia. Perciò finanziano e armano i guerriglieri dei gruppi di sinistra radicale e manovrano le loro azioni militari e politiche. Bisogna sottolineare questo rapporto reciproco tra i signori della droga e FARC-sembra che sono gli unici a far paura ai trafficanti e addirittura capaci di costringergli a pagare il racket in cambio di protezione militare, cioè diventano le loro guardie di corpo personalizzate con i soldi del commercio della cocaina. E poi, una volta che entri a far parte della FARC non c'e via d'uscita, hai visto troppe cose, hai visto mettere bombe a chi rifiuta di pagare il pizzo, hai visto esecuzioni di chi ha provato a lasciare l'organizzazione, hai partecipato in sequestri di persone... insomma, un bel casino.

Il senatore americano democratico ed ex capo dell'Intelligence Bob Graham ha cercato di lanciare provocazioni dicendo che "la leadership della FARC è in stretta collaborazione con Al Qaeda". Utilizzando la parola magica (Al Qaeda) ha cercato di giustificare l'applicazione del Piano Columbia, un pò tralasciato e dimenticato negli ultimi anni: in poche parole consiste in un'invasione del territorio colombiano dell' esercito USA e la creazione di basi militari, con lo scopo di contrastare e resistere ai governi di sinistra radicale di Venezuela, Ecuador (dove la base militare americana sta per essere chiusa), Bolivia, America Centrale e dei Caraibi, e combattere il narcotraffico.

Nella nuova situazione, se dopo la decapitazione della leadership l'organizzazione inizia a disintegrarsi e marginalizzarsi, sarà eliminato uno dei motivi principali per il coinvolgimento degli USA. Tuttavia rimane il dubbio che il presidente Juan Manuel Santos rimarrà come "spina nel fianco" dei suoi vicini. Egli sembra che  continuerà ad essere guidato dalle parole dal suo predecessore, ministro della Difesa negli anni 60 Alberto Ruiz Nuovo: "La guerra è la madre di ogni cosa. O imparate a uccidere o sarete voi ad essere uccisi."
E' proprio quello che i colombiani non vogliono più. Desiderano solo vivere in pace. Ecco perchè hanno festeggiato la morte di Cano. Per loro questo rappresenta una nuova speranza, l'inizio della fine di un conflitto armato durato fin troppo. Il romanticismo dei rivoluzionari è sempre meno attraente. In 47 anni di conflitto tra il governo di Bogotà e la guerriglia ci sono stati 300 000 morti, 3 milioni di sfollati (desplazados) e la soluzione sembra ancora lontana.

venerdì 28 ottobre 2011

7 miliardi di speranze

Secondo le statistiche la popolazione della Terra arriverà a sette miliardi entro il 31 ottobre 2011. Questa è la data fissata dalla ONU per la nascita del bambino che farà oltrepassare questo numero. E' possibile che ciò è già accaduto perchè nessuno potrebbe dire con certezza quanti siamo. Questo numero è piuttosto simbolico, è il momento in qui bisogna fermarsi e pensare - qual'è il suo significato? Nella storia umana, da quando esistono le cronache scritte, il genere umano aumenta sempre di più. Si crede che nei tempi di Gesù la popolazione non superava i 300 milioni, al limite del primo miliardo siamo arrivati soltanto 1800 anni più tardi. Un altro miliardo è stato aggiunto nei primi vent'anni del ventesimo secolo, ora nel mondo vive il doppio della popolazione del 1960. Quindi le proiezioni per la crescita della popolazione nel futuro sono trattati con lo stesso scetticismo e cautela come le previsioni a lungo termine. Gli esperti tuttavia prevedono un rallentamento della crescita demografica. Speriamo che abbiano ragione.
Quanto pesano alla nostra terra 7 miliardi di abitanti?
Negli ultimi decenni, nonostante il calo delle nascite, la popolazione continuerà a crescere, sopratutto nei paesi poveri. Ma se i miliardi che vogliono sfuggire alla povertà seguono i percorsi tracciati dagli abitanti dei paesi ricchi, sarebbe un enorme peso per le risorse del nostro pianeta. I paesi ricchi usano molte più risorse pro capite rispetto a quelli poveri, ma con un aumento dei redditi aumenterebbe anche il consumo globale e questo può danneggiare il pianeta più della crescita della popolazione.
Nei paesi occidentali c'e un tasso demografico molto basso, ci pensano invece gli immigrati al rilancio delle nascite. La decisione delle giovani donne in tutto il mondo su quanti bambini avranno è determinante per la stabilizzazione della popolazione mondiale. Secondo alcune ricerche più sono istruite le donne, meno sono le probabilità di volere figli. Ma la mia opinione è che queste sono cose personali e non possono rientrare in nessuna statistica.

AFRICA L'altro fattore determinante è il tasso di mortalità. In alcuni paesi, come l'Uganda la metà della popolazione di 34 milioni, sono bambini di meno di 15 anni. Nel Corno D'Africa con il problema della siccità e la grave crisi umanitaria il tasso di mortalità è 15 volte più alto rispetto alla media e colpisce soprattutto i bambini sotto i 5 anni. Nell'Africa Subsahariana resta comunque altissimo il tasso delle nascite-in Kenya è sceso da 8 a 5 figli da 1960 ad oggi (con la media mondiale di 2,5). In Nigeria che oggi è il paese più popoloso dell'Africa con 162 milioni di abitanti, si potrebbe verificare un boom demografico e la popolazione potrebbe aumentare più di 6 volte, raggiungendo 750 milioni entro il 2050.

VENEZUELA Bambini giocano davanti una baracca che fa da negozio in uno degli insediamenti abusivi, che circondano Caracas, una città di tre milioni di abitanti. Oggi un abitante della Terra su sette vive nelle bidonvilles o abitazioni di fortuna : fornirgli di  una casa migliore e istruzione adeguata sarà una delle grandi sfide del mondo popolato di sette miliardi di persone. (National Geographic, foto di Jonas Bendiksen).

INDIA Presto con i suoi 1,2 miliardi di abitanti supererà la Cina con attuali 1,3 miliardi, il paese con la popolazione più vasta del mondo. La soglia della povertà è stata spostata, chi vive con più di 26 rupie (meno di 40 centesimi) non è ritenuto povero. Secondo un ente governativo solo chi guadagna meno di 718 rupie (11,8 E) al mese nelle zone rurali e 945 rupie (14,7 E) al mese nelle città può beneficiare dei sussidi governativi. Utilizzando questi calcoli si stima che i poveri in India sono 407 milioni, ma in realtà sono molto di più. Questa definizione è stata detta irrealistica da molti organizzazioni internazionali.
Un altro esempio: un paese altamente industrializzato come la Germania e l'Etiopia in via di sviluppo, hanno quasi  lo stesso numero di abitanti-circa 80 milioni. Nel 2050 però l'Etiopia potrebbe arrivare a 174 milioni e la Germania si ridurrebbe a 72. Questo in soli 40 anni.
L'intero mondo industriale sta invecchiando rapidamente. Questo significa anche che le relazioni dei poteri politici subiranno cambiamenti. Paesi come Cina, India e Brasile - con i suoi 193 milioni di abitanti-aumenterà sempre di più la loro influenza politica. Insieme alla crescita demografica prevista sono in arrivo i problemi legati alla scarsità di risorse-terra da coltivare, cibo, energia, acqua potabile. Molti sono convinti che ci saranno guerre per l'acqua come  per il petrolio. A discrezione del WWF, se non cambiamo le nostri abitudini, entro 2050 avremo bisogno di tre pianeti come il nostro. Nei prossimi quarant'anni avremo bisogno di produrre la stessa quantità di cibo tanto quanto negli ultimi 8000 anni. E nel mondo industrializzato si continua a buttare troppo cibo che sarebbe in grado di sfamare quella grande percentuale della popolazione che soffre la fame ogni giorno.
L'unico modo di evitare una catastrofe globale sarebbe trovare un modo rivoluzionario nell'uso dell'acqua, l'energia e i terreni  coltivabili. Già nel 1789 l'economista inglese Thomas Malthus aveva previsto che la capacità degli uomini a riprodursi supererà la loro capacità di produrre cibo a sufficienza. Con la proliferazione della nostra specie le risorse del pianeta sono in pericolo critico. Non aiuta di certo il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici che provocano disastri in tutto il mondo. L'uso di carbone, petrolio e gas naturale favoriscono la nostra prosperità ma si produce anche gas ad effetto serra che è il principale colpevole per i cambiamenti climatici e mutila gli ecosistemi che ci nutrono. Bisognerebbe passare ad un uso graduale delle energie rinnovabili per sostituire completamente un giorno l'uso di combustibili dannosi. I problemi ambientali possono aumentare con l'aumento del bisogno di cibo, acqua ed energia. Per gli economisti la soluzione passa principalmente attraverso la riduzione della povertà, anche attraverso l'educazione (sopratutto per le donne) e nello specifico il controllo delle nascite.
Le domande sono tante, le risposte dipendono anche dalle decisioni che prenderà ognuno di noi. Speriamo siano quelle giuste.

martedì 18 ottobre 2011

Ghilad Shalit, l'accordo per il prigioniero più famoso del Medio Oriente

Perchè Israele ha accettato lo scambio di 1027 prigionieri palestinesi per un soldato israeliano?

Dopo oltre cinque anni di prigionia, stamattina verso le 8:00 ora locale è stato liberato Ghilat Shalit, il caporale israeliano rapito da un commando palestinese il 25 giugno del 2006 a Kerem Shalom, vicino alla Striscia di Gaza. Da allora è rimasto nelle mani di Hamas. Il 26 giugno del 2006 è stato rilasciato un comunicato che offriva lo scambio di Shalit per tutti i prigionieri palestinesi di sesso femminile e sotto i diciotto anni detenuti in carceri israeliani. Il primo luglio del 2006 la richiesta è cambiata, domandando la liberazione di 1000 prigionieri palestinesi e la fine degli attacchi sulla Striscia  di Gaza. C'e però da sottolineare il fatto che prima del sequestro di Shalit è avvenuto la cattura di due civili palestinesi (i fratelli Osama Muamar e Mustafa Muamar) vicino a Rafah, condotti in Israele senza nessuna accusa. Questo fatto è stato il primo caso di invasione via terra nella Striscia di Gaza. L'inizio di uno scontro durissimo e duraturo, seguito dalla operazione Piombo Fuso, conosciuta anche come Il Massacro di Gaza, in qui persero la vita molti civili palestinesi. L'occupazione di Gaza è ancora in corso.
L'unico contatto con il detenuto durante tutti questi anni sono tre lettere, un audio messaggio e un video, scambiato per il rilascio di venti donne palestinesi da un carcere israeliano. La vita di un soldato israeliano è diventata merce di scambio in un gioco politico molto più grande di lui.
L'accordo per la liberazione è stato raggiunto dopo una settimana di colloqui al Cairo tra David Mather, negoziatore ufficiale per la liberazione di Shalit  e rappresentanti dell'ala militare di Hamas. Questi colloqui sono avvenuti con la mediazione di rappresentanti del governo egiziano e un diplomatico tedesco. Sono stati definiti "lunghi ed estenuanti". Oggi, finalmente è stata concessa la decisione di fare lo scambio. La vita di Ghilad Shalit per quella di 1027 prigionieri palestinesi.

La conferma della liberazione è arrivata da Mahmoud-a-Zahar, uno dei vecchi leader di Hamas nella Striscia di Gaza. Shalit indossava un uniforme quando è stato consegnato, questo ha un significato molto profondo. Vuol dire che è stato ritenuto sempre un militare, prigioniere di guerra. Vuol dire che per Hamas è una vittoria storica - il cedimento di Israele pochi giorni dopo la richiesta ufficiale davanti all'ONU per il riconoscimento dello stato di Palestina. Oggi sono stati liberati 477 prigionieri con la mediazione della Croce Rossa, altri 550 saranno rilasciati nei prossimi due mesi. Alcuni di loro saranno mandati in Turchia, Siria e Qatar.
Cos'è che ci colpisce da subito? Il numero sproporzionato?
O la decisione di Israele di cedere alle richieste di Hamas e rilasciare alcuni detenuti condannati anche a più ergastoli (però c'e da sottolineare che molti di loro erano innocenti e senza condanne)? Che fine ha fatto la linea durissima di "non trattare con i terroristi",  da sempre adottata dal governo israeliano? 

C'e una priorità nella opinione pubblica in Israele-riportare a casa ogni soldato, vivo o morto. Non si può comprendere la società israeliana senza capire cosa significa per gli israeliani Tshahal-acronimo di Tzva Hagana Le Ysra'el (Esercito di Difesa di Israele) o IDF. L'esercito in Israele costituisce una sorta di prisma attraverso cui è possibile scomporre e leggere la complessa articolazione della società israeliana. In nessun altro paese le forze armate rappresentano ciò che Tshalal rappresenta  per gli israeliani. E' impensabile diventare membri apprezzati della società senza essere prima passati attraverso le forze armate. La leva militare è obbligatoria per tutti (due anni per le donne, tre anni per gli uomini). Una volta finito il servizio di leva, tutti devono prestare servizio militare una volta all'anno (30 giorni per gli uomini e 28 per le donne che vengono liberate dopo aver contrattato matrimonio). Spesso vengono mandati nei punti più caldi del conflitto mediorientale. Di fatto, queste zone sono spesso nelle mani dei teenager combattenti.
Solo gli Haderim (i studenti ortodossi) ne sono esentati. Tutti passano dall'esercito e tutto hanno almeno un parente che ci resta a far parte dello stesso. E' una sorta di porta di successo per tutti-medici, giornalisti, avvocati. Però loro chiedono garanzie. Vogliono sapere che se un giorno cadono in mano del nemico, sarà lo stato ebraico a salvargli. L'esercito rappresenta un elemento di coesione sociale in una società patriarcale e maschilista, dove nasce il culto dell'eroe combattente. Ecco perchè c'e stata l'approvazione del 80% dell'opinione pubblica per lo scambio di Shalit. Perchè ognuno di loro un domani si potrebbe trovare nei suoi panni.
Dall'interno del paese, il premier Netanyahu è sotto grande pressione. Da  mesi Israele è scosso da disordini sociali. Qui entra in gioco il solito gioco della distrazione- le foto del soldato liberato che ritorna a casa e riabbraccia la sua famiglia potrebbe distogliere l'attenzione dai problemi sociali e politici.
Anche dalla parte palestinese l'accordo è stato utilizzato per pubblicità politica. Si dice che Hamas sta per cambiare il suo ufficio politico, abbandonando la Siria di Bahsar al-Asad e dirigendosi verso Egitto e i Fratelli Musulmani. Si attribuiscono questa liberazione come vittoria personale, una sconfitta ai servizi segreti israeliani. Di certo Hamas, come Fatah deve fare i conti con la primavera araba e con i nuovi confusi equilibri della regione.








giovedì 13 ottobre 2011

Afghanistàn: le lacrime di Allah

Le nuove guerre dell oppio o perchè esattamente dieci anni fà gli Stati Uniti e i loro alleati hanno invaso l'Afghanistan?



Lа droga è tra le sfide più grandi del mondo moderno. Secondo le stime di varie organizzazioni mondiali, il giro d'affari annuo della narcomafia mondiale varia tra 400 miliardi e 1.000 miliardi di dollari l'anno, superato soltanto dal commercio d'armi. Ogni giorni al mondo si vendono 20 tonnellate di droga e quella principale è l'eroina, prodotta attraverso l'elaborazione dell'oppio. Negli ultimi vent'anni il maggior produttore di oppio è Afghanistan, superando Birmania nel 1991 (94% della produzione mondiale). Come in Afghanistan, così anche in altri parti del mondo l'oppio è il punto chiave per diversi conflitti armati e il suo commercio "nutre" la continuità degli stessi. Oggi però il collegamento tra i narcotici e i conflitti armati ha sopratutto un carattere economico a causa del divieto imposto sulla produzione e la distribuzione. I soldi accumulati della vendita di droga si usano sopratutto per finanziare l'attività di vari gruppi di insorti, guerriglieri o di organizzazioni terroristiche. I poteri che si scontrano con questi gruppi, spesso sono collegati col narcotraffico, sopratutto nei paesi produttori. E se il divieto del commercio di droga porta al fatto che i paesi produttori non possono liberamente utilizzare il profitto, di questo si occupano i servizi segreti, finanziando in questo modo la propria attività.

L'Afghanistan forse è il migliore esempio del problema della connessione tra il narcobusiness e il conflitto armato. Da una parte abbiamo il conflitto, che ha permesso l'espansione della produzione di Papaver Somniferum - la pianta da qui viene estratto l'oppio, la morfina, l'eroina, la papaverina, la  tebaina, la codeina e la noscapina (nota anche come narcotina), in poche parole la fonte di tutti gli oppiacei. Per raccogliere l'oppio i coltivatori fanno dei piccoli tagli nei frutti del papavero, fuoriesce un liquido biancastro che contiene gli alcaloidi da quali si estrae l'oppio e restano in attesa finchè questa pasta appiccicosa si asciuga. Dopo viene raccolta, messa in contenitori e premuta in blocchi. La maggior parte viene trasformato in eroina nelle raffinerie ed esportato come pura eroina afgana. Secondo l'Ufficio contro la Droga e il Crimine delle Nazioni Unite (UNODC) l'oppio afgano uccide più persone in tutto il mondo - fino a 100.000 persone all'anno - rispetto a qualsiasi altra droga.


Il profitto della produzione e il commercio di queste sostanze viene usato per finanziare l'economia della guerra, il risultato è un ulteriore indebolimento dello stato e il controllo delle forze dell'ordine. Le conseguenze per la economia nazionale e la popolazione locale sono devastanti. Col passare del tempo si è formato un circolo viziato. Si, i soldi del commercio di oppio servono per finanziare i movimenti armati, ma anche la produzione stessa da la possibilità agli afghani di sopravvivere. Le autorità hanno informalmente concesso ai cittadini di continuare a produrre oppio per non alienarsi il sostegno della popolazione locale, che, senza questi guadagni finirebbe nel lastrico. "Non lotteremo contro il narcotraffico distruggendo le piantagioni"- ha detto un esponente anonimo del governo afgano. Tra i scopi principali dell'intervento militare in Afghanistan chiamato Enduring Freedom (libertà duratura), cominciato nel 2001 sotto l'ombrellone della Guerra al terrore, c'era la lotta contro il narcotraffico. In realtà, l'occupazione ha portato dei cambiamenti ma non quelli che ci aspettavamo. Anzi, il contrario. I trafficanti afgani non solo non persero la loro posizione di leadership nella regione ma diventarono più potenti che mai. Il problema principale è che le strutture statali non funzionano-ne il governo, ne i comuni o le corti. L'influenza dei talebani si espande su tutto il territorio, al di fuori delle grandi città è estremamente efficace. Sono in grado di guadagnare la fiducia della popolazione locale, ma sopratutto nel sud del paese, dove riempono il vuoto creato delle strutture mancanti. Là lo stato in pratica non esiste. Non ci sono sindaci o comuni. L'altra leva dei talebani sono i soldi. Molti poveri accettano di combattere contro il governo e gli occidentali per 100$ al giorno, soldi che non avrebbero mai guadagnato altrimenti. Questi finanziamenti provengono da fanatici del Golfo Persico. Non abbiamo informazione molto dettagliata per quanto riguarda i talebani. Sappiamo che sono una massa eterogenea, insoddisfatta del governo di Hamid Karzai (che non è altro che una marionetta occidentale) e la presenza delle forze multinazionali. La base di questa massa però sono i narcotrafficanti, colpiti in un modo o in un altro. Ed eccoci qua, al punto di partenza.


Quindi resta la domanda: perchè  l'Afghanistan ? 

Le miniere d'uranio? Il gasdotto trans afgano? Il posizionamento strategico? O il controllo del narcotraffico?


Secondo Peace Reporter la situazione in Afghanistan dopo dieci anni di guerra è peggiorata da ogni punto di vista. Oltre 67.000 vittime umane (spesso civili innocenti, donne e bambini), 730.000 sfollati, povertà assoluta al 36%, mortalità infantile al 149 per mille, aspettativa di vita 44 anni, alfabetizzazione al solo il 28 %. Gli aiuti internazionali sono finiti nelle tasche dei corrotti governanti di Kabul, o tornati alle aziende occidentali di consulenza militare e sicurezza, o come stipendi per i lavoratori nelle varie ONG e organizzazioni internazionali. E non c'e nulla di strano se gli afghani sono contrari alla invasione straniera o il governo di Karzai (dominato dai signori della guerra e i narcotrafficanti).

giovedì 22 settembre 2011

Princess Hijab - L'arte della ribellione



Art-terrorista o burlona?

L'Europa forse crede che la storia con il divieto di portare il velo è chiusa, non c'e più nulla da discutere. Nella laica e repubblicana Francia dove è entrato in vigore il divieto assoluto di indossare il burqa in luoghi pubblici è nata una forma di critica molto particolare. La giovane ed elusiva artista di graffiti Princess Hijab.

La ventunenne street-artista continua ad attaccare la metropolitana parigina mettendo (con un marker o spray nero) il velo musulmano sulle donne (e uomini?) seminude dei cartelloni pubblicitari. Le pubblicità "hijabbizzate" variano dai lussuriosi poster di D&G di biancheria intima agli annunci osceni delle librerie Virgin. Ma siccome Parigi ci tiene molto ai suoi spazi pubblicitari nella metropolitana, la sua arte resta in vita per non più di un'ora, prima che le sue opere vengono rimosse dalle autorità. E mentre per i responsabili delle campagne pubblicitarie gli attacchi di Princess Hijab sono un vero problema, per le gallerie parigini questa arte partigiana è una scoperta unica. Oltre in gallerie e musei francesi, le fotografie delle pubblicità "hijabbizzate" sono state esposti in mostre a New York e Vienna, scatenando dibattiti sul femminismo e fondamentalismo. 


L'artista britannico Banskey famoso per la sua cruda onestà tragicomica dei suoi graffiti, si dichiara un suo grande fan e sta cercando di organizzarle una mostra a Londra.
Ma l'identità dell'artista resta un mistero. Potrebbe essere un cinquantenne bianco che ha votato Sarkozy? O la figlia di emigrati arabi? Non si sa.
"Il mio lavoro è djihad ( anche se molti non lo sanno la parola djihad ha tanti sensi, in questo caso porre in risalto i principi della non -violenza). Lo faccio perchè mi diverte" ha detto in una intervista e-mail per  l'inglese Guardian (che gli ha dedicato anche la copertina, titolata Underground Resistance). In Francia la chiamano "terrorista visuale". Lei però si dissocia da definizioni come "femminista da estrema sinistra contro lo sfruttamento delle donne" o "fanatica religiosa contro la nudità del corpo umano", visto che nelle sue opere l'unica parte del corpo che copre è sempre e solo il viso, quindi nulla di tutto questo.

"Il velo ha molti significati nascosti", dice lei, "può essere sia laico che sacro, consumista e ipocrita. Dal goticismo arabo alla condizione dell'uomo - le interpretazioni sono infinite, e naturalmente, il suo forte simbolismo di razza, sessualità o geografia reale o immaginaria..."
Sulla scena maschilista della street art a Parigi,  i graffiti di  Princess Hijab hanno avuto un successo grandioso. Sono basati meno sulla tecnica particolare, ma piuttosto sono una provocazione contro la spiegazione ipocrita del divieto governativo di indossare il burqa. Sei anni dopo che in Francia sono stati proibiti tutti simboli religiosi visibili, il governo Sarkozy (seguito da quello Berlusconi) ha vietato il velo musulmano, così scatenando scandali turbolenti sui diritti delle donne, l'islamofobia e le libertà civili. Agendo in modo semplice e quasi infantile, questi  "atti di sabotaggio" della Principessa erano talmente pungenti che gli hanno guadagnato la popolarità non solo in Francia ma in tutto il mondo.
"Sono contro la passività e l'inazione delle donne, molte, troppe donne.Ma i media occidentali dovrebbero smettere di limitare tutto alla violenza e al terrorismo"
La Francia ha la popolazione musulmana più numerosa di Europa. Il discorso dominante anti-immigrati e il divieto burqa privo di significato (come molti percepiscono) rafforza il senso di emarginazione vissuta dai giovani musulmani e minoranze.
Se le sue opere riguardavano solo il divieto del burqa, sarebbe difficile avere risonanza a lungo. Ma il vero problema è il problema della integrazione in Francia.
Eppure nei suoi graffiti c'e qualcosa di molto francese -la posizione anti consumista di distruggere la pubblicità.
Inoltre, l'idea del velo musulmano è separato della religione nei suoi graffiti. Entrando nella cultura di massa si è discusso in termini di scelta e libertà dalla espressione artistica.








giovedì 8 settembre 2011

Somalia:un paese condannato a morte

750 000 mila persone moriranno di fame in Somalia nei prossimi quattro mesi secondo le previsioni dell'ONU. Altri dodici milioni nell'attesa dello stesso destino nel Corno D'Africa. I bambini sono le vittime principali della crisi di rifugiati che ha colpito il Corno d'Africa. Secondo l'UNHCR circa 80% dei 120.000 somali ospitati dai campi profughi del Dollo Ato in Etiopia, sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. E nel campo di Kobe i minori rappresentano l'88,6% dei 25.000 abitanti. Tanti di loro, orfani.
Previsioni cupe. Un paese di 8 milioni di abitanti al rischio di estinzione, più della metà al limite della sopravivvenza  in questo momento come risultato della estrema siccità e la fame.Una forte escalation di morti infantili, una vera e propria pandemia di AIDS e TBC, livelli di violenza inauditi da parte dei gruppi terroristici locali. L'assistenza medica praticamente non esiste. Una donna su 10 muore durante il parto, un bambino su 5 non arriva all'età di 5 anni e 58% di quelli che sopravvivono sono malnutriti, spesso si muore prima di raggiungere l'età di 34 anni per malattie facilmente curabili.






Lo stato di emergenza è stato dichiarato anche nella zona di Bay (dopo Bacool e Basso Shabelle), controllata dagli estremisti islamici Harakat Shabaab al-Mujahidin (al-Shabaab). Di fronte alla emergenza umanitaria i miliziani si sono rifiutati di far passare gli aiuti internazionali.Il loro portavoce Sheikh Ali Mohamed Rage ha dichiarato che "le agenzie non sono benvenute nella nostra area di controllo", perchè, ha spiegato, "Somalia soffre la siccità ma non di certo la fame". E poi: "Quello che dichiara l'ONU è  stata la sua perentoria conclusione, falsa al 100%. E' una dichiarazione politica". 



In questi ultimi anni non sono mancati i rapimenti e gli attacchi ai convogli umanitari da parte dei miliziani islamici. Se ciò dovesse riaccadere, l'intera operazione umanitaria rischia di fallire al punto di partenza.Tutto questo ci fa pensare al fatto che forse questi atti non sono altro che una disponibilità a trattare, da una posizione di forza con le organizzazioni internazionali e, sopratutto con gli USA. Fonti umanitarie evidenziano le richieste da parte degli al-Shabaab per la sospensione della campagna di "omicidi selettivi" contro i vertici dell'organizzazione islamica, messa in atto dalla CIA e dal Pentagono, anche attraverso bombardamenti affidati ai droni, gli aerei spia.Con lo scopo che l'amministrazione americana dovrebbe assumere un atteggiamento più flessibile nei loro confronti.
Oxfam invece aveva già accusato i governi occidentali di aver ignorato i segnali evidenti della crisi africana ora in atto, anzichè mettere a disposizione gli 800 milioni di dollari che avrebbero permesso di mitigarla  sul nascere.




La situazione in Somalia intanto è catastrofica. L'esperto di food security Patrick Webb (Friedman School of Nutrition Science and Policy,Tufts University) spiega:
"Ciò rappresenta il catastrofico fallimento di tutti i sistemi a cui la popolazione si affida per sopravvivere: la siccità ha prosciugato i loro raccolti e ucciso il loro bestiame, non è rimasto più nulla".
E mentre la gente muore di fame, i neocolonialisti asiatici e arabi producono cibo e  biocarburanti destinati all'export su territori rubati alla popolazione locale. 
Fenomeno conosciuto come land-grabbing.
Ma la Banca Centrale Europea e l'UE hanno saputo concedere soltanto 340 e 100 milioni di euro, rispettivamente. Un pugno di mosche rispetto ai 109 miliardi di euro offerti alla Grecia e le banche che vi erano esposte.

Cosa possiamo fare noi?

Basta una piccola donazione a una della tante ONG impegnate sul campo, qui ogni piccolo gesto conta. Perchè tutti abbiamo il diritto di vita, di cibo e di cure mediche, sono i nostri diritti umani.

Perchè tutti facciamo parte della stessa famiglia, la famiglia umana.



Medici Senza Frontiere




AGIRE-Agenzia Italiana Risposta alle Emergenze - raccoglie fondi da 12 ONG in Italia per il soccorso delle popolazioni colpite dalle più gravi emergenze umanitarie (tra essi Save The Children, AMREF, Action Aid, AVSI,VIS )







     OXFAM