martedì 8 gennaio 2013

Colombia tra conflitti armati e disuguaglianza

La Colombia è considerata il terzo paese più disuguale del mondo, dove lo 0,4% dei proprietari possiedono il 64% della terra. Più della metà della popolazione vive in povertà e ci sono oltre 4 milioni di migranti per colpa dei conflitti armati interni. Qui c'e il record mondiale di sindacalisti assasinati per le loro azioni in difesa dei diritti dei lavoratori e molti sono stati percossi o hanno subito persecuzioni, intimidazioni o arresti da parte delle autorità. E' un paese molto ricco di biodiversità e risorse naturali, che sono state sfruttate negli ultimi dieci anni da diverse multinazionali che finanziano i gruppi paramilitari terroristici come le AUC. Essi affermano che il loro obiettivo primario è proteggere i suoi finanziatori e sostenitori dagli insorti e dalle loro attività, tra cui il rapimento, l'omicidio e l'estorsione, per via della debolezza dello stato colombiano che storicamente non è mai riuscito a garantire tale protezione.  

Multinazionali come Chiquita e DOLE (che sono tra i più grandi produttori ed esportatori di frutta nel mondo) per anni hanno sostenuto di non aver mai pagato i paramilitari, ma stranamente risulta che non hanno mai subito guai o estorsioni (caso unico in Colombia). Il comandante Gregorio Mangones Lugo (uno dei capi delle AUC che autoconfessa di aver ucciso oltre 600 persone) racconta un’altra verità: «Ci pagavano per mantenere la sicurezza nelle loro piantagioni, per proteggere i loro dirigenti» ed anche per riportare alla ragione quanti reclamavano «condizioni lavorative e salari ingiusti o esagerati». Si contano oltre 4.000 vittime civili. Chiquita è stata condannata a pagare una multa di 25 milioni di dollari perchè versava soldi alle AUC e anche alle FARC  "sulla base del patteggiamento".

Venti anni di guerra alla droga non sono riusciti a sospendere la coltivazione di coca nelle Ande che oggi occupa una superficie di 150.000 ettari e continua a rifornire un mercato pari a oltre 100 miliardi di dollari. Quest'attività ha perso terreno in Colombia (il più grande produttore di cocaina nel mondo) negli ultimi vent'anni, ma solo per conquistare territori nei paesi limitrofi. La produzione diminuita in Colombia viene compensata con la produzione in Perù e Bolivia. I laboratori sono stati spostati in Ecquador e Venezuela, e il traffico - in America centrale e Messico. La Bolivia attualmente coltiva oltre 31.000 ettari (12.000 dei quali sono per uso legale e tradizionale di questa pianta considerata sacra nella cultura delle Ande), dalla quale produce oltre 115 tonnellate di cocaina. Un rapporto ONU indica un calo significativo della produzione di cocaina in Colombia rispetto al 2006, quando la produzione annuale aveva raggiunto 660 tonnellate. Secondo un rapporto dello ONDCP (Office of National Drug Policy), nell'ultimo anno la produzione di cocaina pura in Colombia è diminuita del 25%. Per la prima volta il paese si piazza dopo Perù e Bolivia. La situazione è molto diversa rispetto a quando i potenti cartelli colombiani controllavano tutto il processo - dalla raccolta delle foglie di coca fino alla vendita di cocaina sulle strade americane. La differenza tra la Colombia e gli altri paesi produttori di coca è che dalla metà degli anni sessanta è dilaniata da conflitti armati interni. A guidare l'organizzazione della guerriglia comunista del paese ci sono le FARC (che a poco a poco si sono impossessati del traffico) e le milizie paramilitari di estrema destra, trasformate in bande.

Accanto alle situazioni economiche, un secondo fattore determinante è la situazione di violenza in Colombia. I conflitti armati interni e internazionali, con le loro conseguenze in termini di desplazamiento forzado hanno un impatto devastante sulla vita delle donne. Alcune preferiscono lavorare nell'industria del sesso in paesi di frontiera piuttosto che convivere con la violenza nel proprio paese. Ma in un paese dove il machismo è una iattura secolare, dove il 98% dei casi di violenza sessuale restano impuniti, dove le donne - fedeli o infedeli - non vengono lapidate ma sfregiate con acido, fatte a pezzi col machete, strangolate, cremate con la benzina, c'e poco da fare. In Colombia il 60-70% delle donne hanno subito qualche forma di violenza nella loro vita, la presenza di armi nella società è strettamente legata alla cultura patriarcale e macho, che riconosce che le donne dovrebbero portare armi per proteggere sè e la propria famiglia. Solo che invece di garantire la sicurezza, queste armi promuovono la violenza contro le donne durante i periodi di conflitto.

In questo momento il governo della Colombia sta facendo dialoghi di pace con la guerriglia delle FARC, dopo una lunghissima trattativa segreta si sono accordati su cinque punti:


1. Politica agraria


2 .Partecipazione alla politica


3. Fine del conflitto armato


4. Soluzione al problema delle droghe illegali


5 .Riparazione alle vittime


Questo offrirebbe la possibilità di fermare la repressione armata di un conflitto tra il popolo e il modello di sviluppo promosso dalla oligarchia, che ha avuto un altissimo costo umano e sta devastando da anni un paese intero.



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