venerdì 20 maggio 2011

Di cosa sono fatte le sanzioni di Obama?


La Siria ha respinto le sanzioni degli Stati Uniti imposte al presidente Bashar Al-Asad e a sei dei suoi principali collaboratori per violazioni dei diritti umani. Secondo AFP l'amministrazione di Asad ha dichiarato che questo è soltanto l'ennesimo tentativo dell'America di impostare la sua politica nella regione."Le misure americane sono parte di serie di sanzioni, imposte da amministrazioni americane consecutive contro il popolo siriano, come parte di uno schema regionale che ha lo scopo primario di servire gli interessi di Israele", riferisce l'agenzia ufficiale Sana e aggiunge: "Ogni aggressione contro la Siria è analoga ad un aiuto americano per l'aggressione israeliana contro la Siria e il mondo arabo, le sanzioni si spiegano solo con il tentativo degli USA di prolungare la crisi in Siria."
"Gli Stati Uniti condannano nella maniera piu’ forte possibile l’uso della forza contro i dimistranti da parte del governo siriano. Questo atroce ricorso alla violenza per fermare la protesta deve finire subito. Il presidente Bashar al Assad – dice il presidente Usa – accusa gli osservatori esterni, mentre sta cercando l’aiuto iraniano nel reprimere la libertà dei cittadini siriani, attraverso le stesse azioni brutali che sono state usate dai suoi alleati di Teheran”.Si alza la posta in questo conflitto che secondo le organizzazioni umanitarie ha costato la vita di al meno 800 persone. Nel frattempo continuano le repressioni sanguinose a Damasco, Homs, Aleppo (Halab), Arida, dove migliaia di siriani sono scesi in piazza a manifestare contro il regime di Al Asad. Sono stati distribuite le immagini della fossa comune, scoperta nella parte vecchia di Deraa, dove furono trovati oltre 40 cadaveri di civili, tra essi anche donne e bambini .L’organizzazione internazionale americana Human Rights Watch ha indicato che il regime sta dando la caccia ai parenti degli oppositori politici e dei difensori dei diritti dell’uomo che si sono nascosti per sfuggire all’arresto, imprigionandoli e torturandoli per farli confessare. Il regime di Asad nega l'esistenza della fossa comune. Cosa è che realmente preoccupa Obama e lo spinge di offrire due miliardi di dollari per 'ricostruire la democrazia' nel mondo arabo, offrendogli un nuovo 'Piano Marshall', versione araba? La stampa araba accusa Obama di voler comprare la rivoluzione araba e godersi vittorie che non gli appartengono, gettandosi tra le braccia dei neoconservatori (un network di persone che lavorano insieme da un trentennio, animato per la gran parte da ebrei americani e si pone alla testa di una coalizione che comprende la destra reppublicana nazionalista tradizionale-Dick Cheney e Donald Rumsfled-e la destra cristiana-Gary Bauer e Ralph Reed).
Sarà preoccupato per il destino del popolo siriano o più che altro per il destino di Israele, che ritiene ancora i suoi confini con la Siria quelli più sicuri?
O quello che gli fa paura è una eventuale alleanza tra Asad e Ahmadinedjad?
Occhi internazionali puntati su Damasco, quindi, ma non solo occidentali. L’esito della rivolta siriana riveste un ruolo determinate per il futuro del Medio Oriente. E ne sono ben consapevoli gli ‘amici’ iraniani e libanesi di Hezbollah. “Un cambio di regime in Siria minaccerebbe una fondamentale rotta per rifornire di armi Hezbollah, sottrarrebbe all’asse Iran-Siria-Hezbollah-Hamas il suo cardine arabo, indebolirebbe la capacità di deterrenza di Hezbollah nei confronti di Israele e negherebbe ai leader di Hezbollah e alle loro famiglie un rifugio sicuro qualora si sentissero minacciati da Israele, come è avvenuto nel 2006”, sostiene Randa Slim su Medarabnews. La fine di Bashar al-Assad in Siria costituirebbe un grave colpo per Hezbollah e per l’alleato Ahmadinejad. Il presidente iraniano, dopo aver gioito per la caduta dei regimi egiziano e tunisino ed aver sostenuto la rivolta sciita in Bahrein, guarda con attenzione alle manifestazioni siriane. La rete di finanziatori, armi, uomini e terroristi che collega l’Iran alla Siria e al Libano di Hezbollah ha la sua roccaforte proprio nella capitale siriana. Bashar al-Assad, per Hezbollah e Iran, era e resta una garanzia. Se il regime di Damasco cadesse, l’Arabia Saudita riuscirebbe facilmente a trarre vantaggio dalla situazione, facendo leva sulla maggioranza sunnita e espandendo la sua influenza incontrastata sull’intera area mediorientale. E questo Teheran proprio non può permetterselo.








2 commenti:

  1. Oggi,venerdì di preghiera, ci sono stati altri 20 morti tra qui un bambino,fuori Bashar Al-Asad da Siria,i siriani non ne possono più!

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